Un paese in lutto per l’ultimo saluto a Ismaele. L’assassino, “un momento di buio”

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Per l’ultimo saluto al suo Ismaele, la mamma ha scelto la chiesa che si trova di fronte alla casa dove era nato 17 anni fa e dove oggi abita la nonna. Santa Maria fuori le mura, a Sant’Angelo in Vado, strapiena di amici, conoscenti, autorità civili e militari. Fuori, invece, tutto il paese, che si è letteralmente fermato per stringersi attorno ai famigliari. Ismaele, un ragazzo timido, sempre sorridente e ben voluto da tutti. Un giovane che ha lasciato nei cuori di chi l’ha conosciuto un vuoto incolmabile e tanti perché. Perché una morte cosi’ violenta e atroce; una risposta non facile da trovare anche se cercata con gli occhi della fede. Lacrime e commozione al termine delle esequie, quando dal pulpito hanno letto i loro messaggi gli amici di sempre: “non c’e spazio tra noi qui sulla terra per gli angeli come te”. E poi striscioni e palloncini bianchi. Toccanti anche le parole del vescovo di Urbino. “Fa che la morte di Ismaele ci renda attenti ai giovani, ha detto Mons. Tani, ancora convalescente dopo una operazione. Aiutaci a dialogare con loro, a prenderci cura di loro. Quanto inferno in chi ha causato tutto questo, Signore non dimenticarli, solo la tua misericordia li può raggiungere”.

IL LEGALE DI UNO DEGLI ACCUSATI “Un momento di buio” che ancora oggi Igli Meta, il ventenne albanese finito in carcere per l’omicidio dello studente diciassettenne Ismaele Lulli, non sa spiegare. “Non so cosa mi sia successo in quel momento” ha detto la scorsa notte al pm di Urbino Irene Lilliu, durante un interrogatorio durato oltre sei ore, da lui stesso richiesto tramite il suo legale, Salvatore Asole. Secondo l’avvocato, Igli ha ammesso di essere lui l’autore materiale del delitto e non l’amico Marjo Mema, di 19 anni, anche lui finito in carcere. Un delitto commesso per gelosia. Igli non sopportava l’idea che Ismaele avesse ua relazione con la sua ragazza. Una frequentazione del tutto innocente, secondo la ricostruzione degli investigatori. L’albanese ha cominciato a collaborare, fornendo indicazione sul luogo in cui ha lasciato l’arma del delitto un coltello, in località San martino in Selva Nera. Secondo l’avv. Asole, “non c’è stata premeditazione”.

Un racconto coerente con quanto raccolto nelle indagini dai carabinieri,  tanto che il pm non gli ha mosso nessuna contestazione. Igli nella sua versione dei fatti, avrebbe portato Ismaele in cima ad un poggio in localita’ San Martino in Selva Nera per un chiarimento o per  dargli una lezione. Nella versione di Meta, il complice lo stesso 17enne avrebbe accettato di essere legato con del nastro adesivo, ‘come  per un vero interrogatorio’. A quel punto, un raptus, o come  dice il legale, ‘un momento di buio’ con il fendente al collo  che ha quasi decapitato Ismaele e poi il corpo gettato giu’ da un dirupo. Ancora da chiarire il ruolo di Marjo Mema, al quale per altro Igli ‘non ha cercato di addossare alcuna responsabilita”. Tramite l’avv. Asole, il ventenne ha chiesto ieri perdono ai  familiari di Ismaele e alla comunita’ di Sant’Angelo in Vado, ‘e non e’ escluso – dice il legale – che scriva direttamente alla  famiglia. Ma assolutamente non per avere sconti di pena, Igli lo fara’ perche’ ha capito l’enormita’ di quello che ha fatto’. Probabilmente domani si terra’ l’udienza di convalida dei due arresti.

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