Un altro anno negativo per l’economia, CNA: “Si salvano solo nautica, moda e macchine utensili”

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PESARO – Si chiude un altro anno difficile per l’economia della provincia di Pesaro e Urbino e le previsioni per i primi mesi del 2024 sono tutt’altro che rosee. Tuttavia CNA di Pesaro e Urbino cerca di guardare con fiducia al futuro, non nascondendo preoccupazioni, ma contando sulla grande capacità di reattività e di adattamento che le aziende della provincia di Pesaro e Urbino hanno sempre dimostrato, soprattutto nei momenti difficili.  

Certo i dati parlano chiaro e raccontano che sono più le imprese che chiudono rispetto a quelle che aprono; che l’export tentenna e addirittura in qualche settore arretra; che le assunzioni calano, seppure meno rispetto al resto delle Marche. E anche le previsioni per il primo trimestre del 2024 non brillano. Insomma, la fotografia che esce dai dati del Centro studi CNA delle Marche su dati Istat, Unioncamere non lascia molto spazio all’ottimismo, soprattutto se rapportata alle stime previsionali che erano state fatte alla fine del 2022. 

Il quadro generale, che pure registra qualche segno positivo relativo a qualche settore, non è certamente confortante. Ad aggravare la situazione contribuiscono diversi fattori tra i quali la crisi internazionale con i conflitti in corso; il sostanziale blocco delle esportazioni verso alcuni Paesi; l’inflazione ancora non del tutto sotto controllo; l’ancora elevatissimo peso del costo del denaro; il costo delle materie prime, lo stop ai bonus fiscali, il costo dell’energia e la fine di alcune misure compensative (vedi le aliquote Iva sulle bollette energetiche).  

“Ma non mancano segnali che potrebbero invertire la tendenza – dice il presidente della CNA di Pesaro e Urbino, Michele Matteucci – molto legati però ad un quadro che però preveda una minima stabilizzazione a livello internazionale e a un rallentamento dell’inflazione e del costo del denaro, arrivato a livelli insostenibili”. 

Guardiamo con ottimismo e fiducia anche a Pesaro 2024 con la Capitale italiana della cultura (della quale come CNA siamo partner), perché non potrà che portare benefici al settore turistico, a quello dell’artigianato artistico, a quello culturale, anche se non immediatamente quantificabili nel 2024 ma anche negli anni a venire”. 

“Occorre però – aggiunge il direttore della CNA di Pesaro e Urbino, Claudio Tarsi – che in questi mesi che ci dividono dalle prossime tornate elettorali (europee ed amministrative), non si perda tempo in inutili e sterili competizioni e si guardi piuttosto al bene delle imprese, dei cittadini, del territorio e non al proprio tornaconto politico; si pensi semmai a far partire i cantieri e a sfruttare le risorse del Pnrr. Per parte nostra cercheremo di incalzare la politica e continuare ad essere un presidio territoriale per le nostre imprese e per i cittadini. Di fronte a chiusure di sportelli bancari, uffici postali, CNA con le sue 14 sedi territoriali e 120 dipendenti, continua ad essere un punto di riferimento nel territorio”. CNA di Pesaro e Urbino conta 5.073 imprese associate cui si aggiungono 2.340 tessere di adesione a CNA Cittadini e quelle di 5.702 a CNA Pensionati. Per un totale di 13.115 adesioni che rappresentano una straordinaria realtà associativa non solo a livello regionale ma anche nazionale. “Una realtà che cerchiamo di rappresentare al meglio anche nei tavoli istituzionali – dice il segretario CNA Marche, Moreno Bordoni – con Pesaro e Urbino che assieme alle altre realtà provinciali della regione conta 19mila imprese per un totale di 55mila addetti”. 

 

La demografia delle imprese nella provincia fino a novembre 2023 

 

Alla fine del periodo gennaio-novembre 2023 le imprese attive della provincia calano rispetto allo stesso periodo del 2022 di 1.024 unità (-3,0%), un dato impressionante anche se meno negativo rispetto al resto della regione Marche (-3,7%)

La contrazione del tessuto di imprese provinciale riguarda quasi tutti i macrosettori fatta eccezione per le costruzioni dove la diminuzione percentuale delle imprese nella provincia (-4,4%) è leggermente più elevata rispetto a quella della regione (-4,1%). 

 

Le imprese attive della provincia di Pesaro e Urbino negli ultimi tre anni (a confronto con quelli regionali)

Non essendo ancora disponibili i dati definitivi del 2023 (non è ancora stato diramato il dato relativo a dicembre) si sono posti a confronto i dati dei primi 11 mesi di ogni anno dal 2021 al 2023: nell’arco di questi tre anni le imprese attive della provincia diminuiscono complessivamente del 5%, come risultato di un processo di ridimensionamento del tessuto di imprese che aumenta di ritmo passando dal -2,0% tra 2021 e 2022, al -3,0% tra 2022 e 2023.  Nello stesso periodo, le imprese attive diminuiscono del 7% per il complesso della regione, anche in questo caso aumentando di ritmo da un anno all’altro: -3,4% genn-nov. 2021-2022; -3,7% genn-nov. 2022-2023).

I settori

Per quanto riguarda i singoli settori, la provincia registra nel periodo dei primi 11 mesi dell’anno una decisa perdita di imprese attive nel commercio e riparazione veicoli (-4,0%; -5,5% per la regione), in agricoltura (-5,1%; -6,0% per le Marche), nelle manifatture (-2,8% contro -3,8% per la regione), nei trasporti e magazzinaggio (-5,4%; -5,7% le Marche) e sorprendentemente anche nei servizi di alloggio e ristorazione (-2,1% contro -2,9% per la regione).   

Di rilievo appare la sostanziale tenuta che si registra per i vari settori dei servizi, alcuni dei quali registrano dinamiche demografiche lievi ma in controtendenza rispetto al dato regionale: in particolare il settore dei servizi alle imprese denominato noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese dove la provincia registra un +0,1% a fronte del -1,4% della regione; oppure settore delle attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento dove la provincia registra +0,2 % a fronte di un -1,3% della regione. 

 

L’export

La provincia di Pesaro e Urbino registra tra gennaio e settembre 2023 una diminuzione dell’export rispetto allo stesso periodo dell’anno prima (-3,9%), diminuzione di poco più pronunciata di quella complessiva delle Marche calcolata al netto dell’export dei prodotti farmaceutici (-3,3%). Tra le produzioni più esportate, è in calo l’export dei prodotti in metallo diversi da macchinari e impianti (-18,0%) che nell’export provinciale ha una forte rilevanza. Cresce a sorpresa l’export del sistema della Moda (+12,7%) e soprattutto quello delle macchine utensili (+ 8,1%) che, invece, per la regione è in calo, a conferma della particolare competitività del settore nella provincia. Tengono le esportazioni provinciali dei mezzi di trasporto in controtendenza con il calo regionale; il motivo sta nella forte crescita dell’export di navi e imbarcazioni che in provincia quadruplica mentre cala per la regione.

I posti di lavoro

Nella provincia di Urbino vengono create oltre 5mila nuove posizioni lavorative (il saldo tra assunzioni e cessazioni di rapporti di lavoro) nel primo trimestre 2023 e oltre 4mila e cento nel II trimestre dell’anno; sotto il profilo tendenziale, il secondo trimestre segna una sostanziale tenuta delle nuove posizioni lavorative per la provincia mentre sotto il profilo congiunturale la diminuzione che si registra in provincia (-17,5%) risulta quella meno intensa della regione. 

Le previsioni occupazionali

Le opportunità di lavoro in provincia di PU sono in controtendenza rispetto al quadro nazionale: nel trimestre tra dicembre 2023 e febbraio 2024 le assunzioni previste ammontano a 7.530 e sono 160 in meno rispetto allo stesso trimestre di 12 mesi prima (pari al -2,1%). In Italia, invece, sono attese in deciso aumento (+6,9%). 

Il calo degli ingressi previsti nel trimestre dallle imprese della provincia di Pesaro e Urbino è particolarmente deciso nelle attività manifatturiere (-4,1% a fronte di un +4,6% in Italia) e a, sorpresa, anche nei servizi di alloggio, ristorazione e turistici (-3,0% contro +10,8% in Italia). 

Le previsioni trimestrali della provincia sono decisamente peggiori anche per il commercio (+8,8% contro +15,5% del Paese) e per i servizi alle imprese (-1,9% contro +5,1%) e alle persone (-1,7% contro +7,7%).  

Nella provincia di PU la diminuzione degli ingressi previsti nel trimestre dicembre’23 -febbraio ’24 è tutta dovuta alle imprese di medie dimensioni (tra 50 e 249 dipendenti) che prevedono un calo di oltre l’11% degli ingressi al lavoro, in netta controtendenza rispetto al dato del Paese, dove le assunzioni previste aumentano del 9,5%. 

Nelle altre due classi dimensionali di imprese la crescita degli ingressi previsti è assai inferiore per la provincia di PU rispetto al dato nazionale complessivo. Il maggior contributo in termini assoluti alla tenuta degli ingressi al lavoro è ancora quello delle micro e piccole imprese (+30 unità) mentre in termini relativi è quello delle grandi imprese della provincia (+2,1%) che è pero decisamente inferiore a quello nazionale (+9,1%). 

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