Troppi contagi, il sindaco Bacci firma l’ordinanza: “Jesi in zona arancione”

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JESI – Territorio comunale di Jesi in zona arancione a partire da lunedì 22 febbraio, con sospensione delle attività didattiche in presenza per scuole secondarie di 1° e 2° grado, possibilità per bar e ristoranti di effettuare esclusivamente il servizio di asporto e consegna a domicilio e chiusura di parchi e centri polivalenti, oltre che di mostre e musei. Consentito invece lo spostamento fuori Comune, nel limite comunque del territorio provinciale.
Lo ha deciso ieri sera il sindaco Massimo Bacci al termine di un confronto con il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli e la dirigente regionalwe del Servizio Salute Lucia Di Furia, dopo una lettura ancor più approfondita dei dati relativi a contagiati e quarantenati in città, dei focolai presenti in città e in alcuni Comuni limitrofi, delle criticità al Carlo Urbani per l’altissimo numero di ricoverati Covid, dei carichi di lavoro oltre il limite da parte dei medici Usca impegnati nelle cure domiciliari.
Il provvedimento scatterà lunedì ed avrà una durata di almeno una settimana, vale a dire fino a domenica 28, prorogabile nel caso in cui la curva dei contagi non dovesse registrare una decrescita.
Ad oggi Jesi conta 354 persone affette da Covid 19 e 749 in quarantena. Erano appena 219 i contagiati ad inizio mese e 446 in isolamento domiciliare. Una progressione costante che sta mettendo a durissima prova la rete di protezione sanitaria ed il rischio di arrivare ad un punto di non ritorno.
“La decisione del Comune di Jesi – ha sottolineato Bacci – è maturata d’intesa con la Regione e l’Asur con cui si è preso atto che i soli tracciamenti non sono più sufficienti, ma diventa necessario assumere decisioni più drastiche per contenere la pandemia. So che è una decisione che creerà difficoltà, ma davvero la situazione rischia di sfuggire di mano. Dalla lettura dei dati emerge che a Jesi è in crescita sia il contagio tra gli adolescenti sia quello della fascia compresa tra i 45 ed i 60 anni. Scuola e luoghi di lavoro sono i due fattori più a rischio. Salvaguardiamo primarie e scuole dell’infanzia per non mettere in difficoltà i genitori che lavorano, ma per tutti gli altri si dovrà tornare alla didattica a distanza. Dobbiamo anche scongiurare assembramenti, per questo rinnovo l’appello a tutti i cittadini di assumere comportamenti sempre improntati alla massima prudenza e precauzione, indossando mascherine, restando distanziati, avendo cura di lavarsi frequentemente le mani. Proteggiamo noi stesi ed i nostri cari”.

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