FANO – “Le accuse dei 5 stelle mi sembrano un esercizio sterile e un po’ confusionario. Sui PUC (Progetti Utili alla Collettività) fanno di tutto un’erba un fascio, con un atteggiamento alquanto pretestuoso”. Così l’assessore Dimitri Tinti sulle accuse degli esponenti grillini riguardo alla mancata attivazione dei progetti di impiego dei percettori di Reddito di Cittadinanza (RdC). “Il loro tentativo di ricondurre il mancato avvio dei PUC nel territorio di Fano al mio dubbio in Consiglio comunale sulla bocciatura della loro mozione del novembre 2019 è alquanto infantile. Se da un lato è vero che la loro mozione era stata approvata, seppure con solo 5 voti favorevoli, dato politico eloquente, dall’altro occorre riconoscere che, purtroppo, le cause dei ritardi dell’avvio di tali progetti sono ben altre. La realtà mostra che il RdC è rimasto una misura meramente assistenzialistica, mancando l’obiettivo di favorire l’inclusione sociale e la creazione di posti di lavoro. Del resto anche il Premier Conte l’ha criticato proprio su questo aspetto e il Ministro Di Maio ha ammesso che va riformato”.
A penalizzare i benefici auspicati è stato il ruolo secondario dei Servizi Sociali dei Comuni che non essendo protagonisti dalla presentazione della domanda dei richiedenti, come invece avveniva con il Reddito di Inclusione, non riescono a conoscere e valutare fin dall’inizio i soggetti che lo percepiscono e a favorirne un loro progetto condiviso ed efficace di inclusione. Sono pesati anche i ritardi nell’applicazione dello strumento: dalla prima erogazione del RdC ad aprile 2019 le linee guida per l’attivazione dei progetti sono uscite diversi mesi dopo, così come l’effettiva entrata in funzione della piattaforma GePI (Gestione Patti d’Inclusione Sociale) del Ministero del Lavoro e Politiche Sociali, oltre ai tempi lunghi per le verifiche tra le anagrafi dei comuni. Poi va precisato che da marzo a luglio 2020, sono state sospese dal Governo le condizioni per i beneficiari, tra cui appunto l’obbligo di dedicare ore di lavoro nei PUC.
Secondo Tinti, la causa eloquente che ne ha rallentato la partenza è “l’inadeguatezza della piattaforma GePI, ancora ferma al 12 settembre 2019! E’ impossibile ancora estrapolare i dati per capire se i soggetti beneficiari siano esonerati o meno dallo svolgimento delle ore di lavoro, oltre alla difficoltà nella convocazione dei beneficiari, con il rischio concreto che molti abbiano percepito il RdC, terminando i 18 mesi previsti, senza aver fatto nessuna ora di lavoro relativo ai PUC”. Sul paragone con Montelabbate avanzato dai Grillini, Tinti chiarisce: “Nell’Ambito di Pesaro i comuni si sono mossi singolarmente, accreditandosi ognuno alla piattaforma GePI e tra questi Montelabbate, mentre noi nell’Ambito Sociale 6 abbiamo scelto l’accreditamento in forma associata per tutti i 9 comuni al fine di definire indirizzi uniformi e avere un coordinamento più funzionale per dare risposte omogenee su tutto il territorio. E comunque ad oggi sono solo 4 i comuni di tutta la provincia che hanno attivato qualche progetto: un dato eloquente!”.
Nell’Ambito Sociale il Tavolo di lavoro costituito nell’estate 2019 tra operatori (Case Manager), Centro per l’Impiego e i 5 Navigator, è stato riattivato dopo la sospensione fino a luglio 2020 per via delle norme anti Covid, anche se l’interazione tra la piattaforma GePI e quella dell’ANPAL (Agenzia nazionale politiche attive per il lavoro) è funzionale solo da ottobre 2020. Tenendo conto della pandemia, il tavolo sta definendo un atto di indirizzo per il prossimo Comitato dei Sindaci che individui, per i comuni e per gli enti del Terzo Settore, le attività nelle quali impiegare uno o più percettori di RdC per svolgere attività utili ed integrative e creare il “catalogo PUC” sulla piattaforma GePI. Quindi a breve i progetti partiranno anche nell’Ambito Sociale 6.
Infine la stoccata finale di Tinti: “Considerate le motivazioni reali del fallimento di questo strumento, è troppo comodo attribuire responsabilità a livello locale che invece attengono a scelte nazionali. Capisco che per il Movimento 5 Stelle il RdC rappresentava una bandiera “miracolosa”, con tanto di annuncio dal balcone dell’abolizione della povertà, a dispetto della realtà dei fatti, ma avendo ben 3 rappresentanti di questo territorio in Parlamento, di fatto non sono riusciti a risolvere le problematiche legate ad un sistema troppo centralistico, calato dall’alto e distante dai reali percorsi di inserimento lavorativo. Visto il periodo difficile ritengo indispensabile una forma di sostegno alla povertà, ma nonostante i tanti miliardi spesi, il RdC lo è stato solo in parte perché ha fallito l’obiettivo di realizzare progettualità per il recupero di autonomia e dignità a molte persone indigenti o svantaggiate.”