PESARO, 29 MAR – Un orologio di metallo, forse da
uomo, appoggiato sullo zaino di Lucia, lasciato sul pavimento
del suo appartamento poco prima dell’agguato. L’orologio si vede
chiaramente in uno scatto fotografico ingrandito, presentato
questa mattina dall’accusa nel corso del processo, insieme a
un’ottantina di pagine di memoria, durante la replica. “Non è
mio”, ha detto ad alta voce Lucia Annibali e, secondo i
difensori di Luca Varani, “non puo’ essere che dell’aggressore e
non di Varani che portava un Rolex”. Un piccolo colpo di scena
che darebbe corpo alla tesi dell’avvocato Francesco Maisano,
secondo il quale l’aggressione nasce da un tentativo di furto “e
il ladro, entrando da una finestra dell’abitazione di Lucia, se
lo sarebbe sfilato per non lasciare tracce nella casa: non ha
alcun senso toglierselo per gettarle l’acido addosso, per poi
mettere in conto di recuperarlo e quindi scappare”.
Sempre secondo il legale, l’orologio non è stato repertato e
non è stato oggetto di analisi da parte del Ris.
A dare involontariamente un assist
alla difesa era stata il pm Monica Garulli, mostrando in aula un
ingrandimento della foto in cui compare l’orologio. L’avv.
Maisano ha chiesto di mettere a verbale la dichiarazione fatta a
caldo da Lucia (“non è mio”), ma in realtà la donna, che ha
problemi di vista, non l’avrebbe riconosciuto. I carabinieri
sono andati a casa della Annibali a recuperare l’orologio, per
“mettere la Procura in condizione di dimostrare che è di Lucia”,
ha spiegato un ufficiale. (ANSA).