SASSOCORVARO – “La risposta della ministra Lorenzin ha almeno il pregio della chiarezza. Adesso sappiamo con precisione quale è l’obiettivo e con quali strumenti si intende perseguirlo: sostituire i presidi ospedalieri territoriali delle zone dell’entroterra con mezzi di soccorso avanzato (MSA), mezzi di soccorso con infermiere (MSI), e facendo ricorso alla mobilità passiva, contraddicendo quanto sino ad oggi sbandierato dal presidente Ceriscioli”.
Lo afferma l’on. Lara Ricciatti (SI) a commento della risposta della ministra Lorenzin alla sua interrogazione sul depotenziamento del nosocomio di Sassocorvaro ed altri centri dell’entroterra provinciale.
Nell’atto di sindacato ispettivo la deputata di Sinistra Italiana ha ricostruito l’iter legislativo – nazionale e regionale – della riorganizzazione sanitaria, segnalando come per alcuni nosocomi in zone montane, come Sassocorvaro, non erano pienamente rispettati i parametri minimi fissati dalla stessa legge quadro nazionale (decreto Balduzzi) in ordine alle distanze minime per raggiungere i centri “hub” e “spoke” (ospedali di livello superiore rispetto alle Case della Salute).
Nello specifico, la deputata aveva segnalato come a causa delle difficili condizioni di viabilità e meteorologiche le distanze effettive di alcuni nosocomi dell’entroterra, verso i poli ospedalieri di Urbino e Marche Nord, superavano i limiti consentiti dal decreto Balduzzi, che prevede una percorrenza di 90 minuti verso i centri hub e 60 dai presidi di pronto soccorso.
La ministra Lorenzin ha spiegato nella risposta, per quanto riguarda la rete dell’emergenza-urgenza, che «il territorio montano mantiene un numero di MSA maggiore rispetto alla media di altre Aree Vaste della Regione Marche ed, in particolare, si prevede il potenziamento dei MSI e il mantenimento di postazioni a Piobbico, Sassoferrato e Serra Sant’Abbondio», ribadendo che le distanze da Sassocorvaro per Urbino e per l’Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti Marche Nord siano sensibilmente inferiori ai 60 e 90 minuti previsti.
Inoltre – si legge ancora nella risposta – «Il decreto ministeriale n. 70/2015 specifica che, per centri “hub and spoke”, si intendono anche quelli delle Regioni confinanti, sulla base di accordi interregionali da sottoscriversi secondo le indicazioni contenute nel nuovo patto per la salute 2014-2016».
“La ministra ha tenuto a precisare – osserva Ricciatti – che le distanze in km dei vari centri sottoposti dalla mia interrogazione all’esame del ministero (Sassocorvaro, Lunano, Mercatino Conca, Macerata-Feltria, Apecchio e Piobbico) sono state calcolate con velocità di crociera, nel rispetto dei limiti di velocità. Immagino anche siano state misurate in giornate soleggiate, senza pioggia o neve e senza traffico, perché diversi residenti di quelle aree segnalano con insistenza tempi di percorrenza ben diversi e disagi dei quali la ministra non ha voluto minimamente tener conto, arrestandosi, ancora una volta, di fronte a calcoli puramente formali ed eseguiti al di fuori di condizioni reali”.
“Fa sorridere inoltre il riferimento alla mobilità passiva come soluzione al problema delle eccessive distanze, perché mi pareva che uno dei punti cardine per il quale si procedeva ad una così intensa riorganizzazione della sanità nelle Marche fosse proprio la riduzione di questo fenomeno.
E’ evidente – conclude Ricciatti – che i tagli alla sanità sono fatti per mere ragioni di riduzione di spesa, che è un buon principio quando si applica a spese improduttive ma non su bisogni primari come quello della salute. Se l’obiettivo reale è quello che sembra, distruggere un modello di welfare diffuso e pubblico in favore di speculazioni di varia natura, ci troveranno fermi nel difendere una sanità pubblica e accessibile per tutti”.