PESARO – Non usa giri di parole, Matteo Ricci: «Basta prese in giro. Sull’ospedale non si è fatto nulla per sette anni. Ora, a fine legislatura regionale, arriva lo scaricabarile. Il tentativo? Dare la colpa ai sindaci, per un impegno non mantenuto dalla Regione. E’ inaccettabile. Ma non c’è un pesarese che crede alle parole pronunciate dal presidente della Regione». Su Marche Nord e nuovo nosocomio, il sindaco di Pesaro, dopo l’intervento di Gian Mario Spacca, non sceglie il surplace: «Il governatore parla di atti? In questi anni dalle nostre parti si è visto poco. Sulla sanità ci sono problemi evidenti, vogliamo invertire la tendenza. Abbiamo aperto una trattativa con l’assessore Almerino Mezzolani. E nell’incontro in programma sabato prossimo, insieme al sindaco di Fano, ribadiremo le nostre richieste». Il primo punto: «Ristabilire, come annunciato, le risorse che sono state tagliate a Marche Nord e che hanno fatto lievitare liste d’attesa, mobilità passiva e costi regionali. Serve il ripristino del budget, altrimenti gli ospedali, così come sono ora, non vanno avanti. C’è bisogno di una risposta definitiva: ci attendiamo la conferma concreta della volontà». Ancora: «Con Massimo Seri abbiamo chiesto un tavolo sul modello organizzativo. Ci sono molti aspetti che non ci convincono». Infine, il capitolo nuovo ospedale: «Il problema non è l’area. La vera questione? I soldi. Non sta in piedi un meccanismo di finanziamento che prevede oltre 40 milioni di valorizzazioni di patrimonio pubblico, in un momento in cui l’edilizia è ferma. Ci sono dubbi anche sui meccanismi di project financing: in giro per l’Italia, spesso e volentieri, non hanno funzionato come dovevano». Ricci scettico anche su altri elementi del piano regionale: «Mettere dentro il patrimonio pubblico da valorizzare, beni sovrastimati e terreni sui quali non vuole edificare nessuno, significa lavarsi la coscienza e continuare con l’immobilismo. Suona come l’ennesima pressa in giro nei confronti della seconda città delle Marche. Che forse, da qui alla fine dell’anno, diventerà anche la prima (il riferimento è all’Unione dei Comuni in agenda, ndr). Fosso Sejore? In questo momento è un’area agricola. Tutte le valorizzazione immobiliari coinvolgono direttamente i Comuni: di cosa si sta parlando? In più, c’è il nodo del casello di Fenile, che ad oggi è stato cassato. Se non sarà ripristinato rappresenta un elemento determinante per il raggiungimento di Fosso Sejore». Sul contributo pubblico: «E’ ridicolo. Con 18 milioni di mutuo da parte della Regione non si fa nessun ospedale». Per questo, nota Ricci, «abbiamo proposto l’area di Muraglia: non per un ragionamento campanilistico. Ma perché è tutta pubblica, c’è un pezzo di ospedale costruito, è già infrastrutturata. Così abbiamo chiesto una comparazione delle aree: se, come segnalano i nostri tecnici, costa 30 milioni di meno, c’è sul tavolo un elemento che fa la differenza sulla realizzazione effettiva dell’ospedale. Dobbiamo discuterne insieme: in questo momento, Fano non è d’accordo su nessuna delle aree proposte. Ma diamo il tempo al sindaco Massimo Seri di riprendere una discussione costruttiva». Il dibattito, secondo Ricci, «va affrontato con realismo. Tutti sanno che le responsabilità del nuovo ospedale sono in capo alla Regione. Per anni c’è stato immobilismo: ora, a fine mandato, ci si vuole lavare la coscienza. Io e Seri non lo permetteremo. Per questo, intanto, abbiamo chiesto il ripristino urgente del budget. Perché sappiamo bene che in 5 mesi non si fa quello che non si è fatto in 7 anni. Il tema del nuovo ospedale lo porteremo avanti con la prossima Regione». Distingue e ribadisce: «Non va interrotta la trattativa che è partita con Mezzolani sui tre obiettivi: budget, organizzazione e comparazione delle aree, studio sul piano di fattibilità). Avevamo instaurato con l’assessore un dialogo importante, nel quale abbiamo già espresso tutte le criticità del caso sul piano di fattibilità. Per noi economicamente non regge. Sabato ribadiremo a Mezzolani la richiesta di comparazione del tavolo tecnico per le aree, oltre a una verifica del piano». Così l’uscita del governatore, nel mezzo del confronto, è ritenuta inopportuna: «A noi interessa risolvere i problemi e invertire la tendenza. Ma basta prese in giro. Ne abbiamo sentite abbastanza…».
(f.n.)