PESARO – «Una volta ci si arrangiava: lavavamo così, come si poteva. Bei tempi». Livia Zampa, 94 anni, sospira davanti al «muro nord» della sorgente, guardando la gigantografia in bianco e nero che la ritrae, insieme ad altre tre donne, nel vecchio lavatoio di Santa Maria dell’Arzilla. E il quartiere, il recupero del «manufatto», così come viene chiamato, si tramuta nella riscoperta di un rito collettivo. Il deus ex machina locale, Fausto Cecchini, parte in rigoroso dialetto: «Era una fonte di approvvigionamento. Quando è nata, qui c’erano dieci famiglie: nei primi anni del Novecento le donne facevano la salita con la cesta in testa, a piedi nudi sulla breccia. E’ il lavatoio più bello del territorio: custodisce la storia dei nostri avi». Il parroco don Giampiero Cernuschi benedice la fonte, invocando la protettrice del quartiere; sullo sfondo la tradizione si rimescola con la curiosità delle nuove generazioni. «La bellezza? Non è solo nelle grandi città del Paese – nota il sindaco Matteo Ricci -. E’ diffusa anche nei borghi e l’Arzilla ha peculiarità di qualità, che vogliamo gradualmente valorizzare. Restaurare il lavatoio ha un significato trasversale: è un riconoscimento alla fatica e al duro lavoro delle donne, che hanno avuto un grande ruolo nella crescita della società. Non solo: è una riscoperta di uno spazio di identità, dove si faceva comunità. I luoghi peggiori sono quelli dove le persone sono sole. Qui, invece, si condividevano problemi e gioie: si costruiva un pezzo di futuro insieme. La ristrutturazione, quindi, accanto alla dimensione simbolica porta un valore reale». Spiega l’assessore Andrea Biancani che «l’intervento rientra in un progetto complessivo di recupero dei lavatoi cittadini. Alcuni sono stati già riscoperti, quello dell’Arzilla non sarà l’ultimo: vogliamo creare un disegno organico». Ringraziamenti, tra gli altri, «al Centro operativo, al geometra del Comune Aroldo Pozzolesi e all’impresa Marinoni che ha realizzato gran parte del recupero». Per Nicholas Balsi, presidente di quartiere, «il lavatoio è un simbolo dell’aiuto comunitario. Oggi sta a noi fare rivivere questo valore».