PESARO – «Sappiamo che Craxi è ancora una figura molto divisiva: di certo non c’è la volontà di nascondere le questioni giudiziarie e le responsabilità che hanno coinvolto lui come altri. Nessuno vuole eliminare questo giudizio e neanche io lo rimuovo. Ma la vita di Craxi non è solo Tangentopoli. Credo che dopo anni ci sia l’esigenza di rivedere complessivamente una figura che è stata presidente del consiglio e che ha dato un’impronta molto forte all’economia e all’europeismo. Incidendo nella storia del riformismo italiano e provando a interpretare la modernità del Paese. E’ passato molto tempo, credo che dobbiamo avere anche la capacità di sanare certe fratture». Lo ha detto Matteo Ricci in piazzale Matteotti, intitolando i giardini all’ex presidente del consiglio Bettino Craxi a vent’anni dalla scomparsa. «In molti mi hanno chiesto chi me lo faceva fare. Rispondo così: me l’ha fatto fare un grande spirito democratico, che non è fatto di urla e insulti. Ma di dialogo, ragionamento e riflessione. Specie quando il tempo che è passato dovrebbe aiutare a mettere da parte l’astio e l’odio, che non portano questo Paese da nessuna parte. Chi continua a insultare e non permette agli altri di parlare ha poco a che fare con la democrazia. Ascolto le proteste, le conosco, in parte le condivido. Ma non condivido invece i toni né l’atteggiamento antidemocratico di alcuni (vicini al luogo della manifestazione, ndr), che non ha a che fare con la nostra città». Ha proseguito Ricci: «E’ vero che su Craxi la maggioranza degli italiani ha un giudizio negativo. E so bene che anche qui, oggi, non c’è la maggioranza dei pesaresi. Ma c’è anche una minoranza di persone che ritiene invece che Craxi sia stato, in qualche modo, il capro espiatorio di tutto nella stagione di Tangentopoli. Dobbiamo provare a rappresentare anche queste persone che hanno una valutazione diversa. Faccio il sindaco e devo avere una visione istituzionale, che va al di là del mio pensiero politico». Del resto, ha aggiunto Ricci, «vengo da una famiglia anticraxiana e di certo questa non è una scelta politica. Ognuno resta della sua idea sull’ex leader socialista. E anch’io rimango della mia. Ho iniziato a fare politica combattendo proprio Craxi, Andreotti e Forlani. Mi sono forgiato su questo, non sono di certo craxiano. Ma in questo caso non devo dare una valutazione politica. Credo sia giusto dopo tanto tempo riconoscere il valore di una figura istituzionale che ha commesso molti errori, ma che comunque democraticamente ha rappresentato milioni di italiani». Ancora: «I ‘mal di pancia’? Me li aspettavo, soprattutto tra i miei. Ne abbiamo discusso più volte e sapevo che il consenso per questa scelta non ci sarebbe stato. Ma il sindaco e la giunta hanno competenze che possono esercitare. E mi sono preso la mia responsabilità, tenendo conto che non avrei avuto il sostegno della maggioranza. Non ho preso questa decisione per ottenere consenso ma perché la reputo giusta. Dopo venti anni dalla morte occorre storicizzare un giudizio».
LE VOCI – «Un gesto coraggioso, che mi onora e cerca di dare una lettura meno opaca alla storia della nostra Repubblica. Non confinando la figura di mio padre solo dentro il periodo della rottura democratica del 92-94, ma riconoscendone il ruolo politico interno e internazionale. Mi fa piacere perché arriva da un uomo della sinistra democratica come Ricci. Lo interpreto come un gesto di riconciliazione e volontà di unire le storie», ha sottolineato il figlio Bobo Craxi. «Ricci sapeva di sfidare l’impopolarità con questa scelta. Ma l’ha comunque fatta dimostrando senso delle istituzioni, della storia e della democrazia», ha aggiunto l’ex vicepresidente del consiglio Claudio Martelli. Presenti il segretario nazionale del Psi Enzo Maraio, il sindaco di Fano Massimo Seri e l’assessore comunale Riccardo Pozzi. Che ha evidenziato in apertura: «Grazie al sindaco per avere rotto un muro di omertà che c’è dietro alla figura di un grande statista».
UFFICIO STAMPA COMUNE DI PESARO
Il video dei contestatori
Claudio Martelli
Bobo Craxi