Otto marzo 2014: Eroine. Donne non dipendenti

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Femminismi propone un appuntamento sul cambiamento dell’immagine di sé nelle poete americane tra anni ’60 ed oggi, ospiti Francesca Bertoni e Francesca Palazzi Arduini. Saranno inoltre in mostra i finti poster elettorali “Le Candidate”, che ironizzano sull’assenza di donne candidate Sindaca nella città. In più la mostra dell’artista e artigiana Emma Aragona con i suoi “QuaderniQuadro”. Le mostre saranno presenti anche alle aperture successive. Tutto ciò presso la mini-galleria Infoshop di via G. da Serravalle 16 a Fano, dalle ore 17.30. In queste settimane si discute molto della visibilità di alcune donne in politica, come se questo equivalesse alla vera partecipazione delle donne alla discussione pubblica e alla costruzione di spazi politici di democrazia per donne e uomini. Così non è. In questo paese malato di leaderismo maschile le donne sono incluse dal potere politico solo se compiacenti o per ragioni di opportunità mediatica.

Se ragioniamo in termini di dipendenza o di non dipendenza possiamo capire qualcosa di più. Ci sono uomini e donne che dicono di sì per avere un posto, per avere soldi, per essere qualcuno – dicono di sì ad un potere più grande che chiede loro in cambio di non pensare più con la loro testa ma di essere puri e semplici replicanti. Ci sono poi tante donne che non dipendono da nessuno, che hanno la mente libera e la voglia di impegnarsi, di fare insieme un po’ di spazio libero per loro e per le altre donne.

Cosa vuol dire essere non dipendenti? Lasciare che il proprio pensiero sia capace di distinguere, di scegliere, di dare spazio alla voglia di immaginarsi un futuro in cui il nostro potere non scimmiotterà quello maschile. Questo significa pensare in termini di condivisione di spazi e di redistribuzione di opportunità sulla base di regole del tutto diverse da quelle attuate oggi e percepite come democratiche. Liberando il nostro immaginario sarebbe possibile superare ogni visione di subordinazione, anche quella capitalista, che ci vuole sempre di più legate a ruoli tradizionali del lavoro di cura e al ritorno obbligato o fortemente incentivato alla gestione della famiglia, rimasta l’unica agenzia di welfare in un panorama di desertificazione di diritti e tutele, ancora in piedi perché si basa sul lavoro gratuito delle donne. Con buon pace delle nostre attuali ministre!
Il quadro è desolante! Vediamo ora in Parlamento un susseguirsi di piccoli leader dalle “balle d’acciaio”, egocentrici che si fanno le scarpe a vicenda per distribuire quel poco che ancora trovano nelle Casse dello Stato e farsi eroi. Vediamo alleati Padri e figli maschi, uomini di diverse culture ma sempre coi piedi sulle donne. Vediamo quindi che la libertà femminile è sempre in pericolo, e in questo otto marzo ti chiediamo: l’otto marzo è una droga, una serata tra amiche senza l’occhio all’orologio dopo di che tutto torna come prima, stritolate tra i mille ruoli che ci chiedono di interpretare?

Femminismi, donne di Fano, Pesaro, Urbino.

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