Operazione “Amarcord”: fatture false per 25 milioni di euro nel settore del commercio all’ingrosso di prodotti alimentari e bevande

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PESARO – Le fiamme gialle pesaresi hanno concluso una complessa attività di polizia giudiziaria e  tributaria che ha consentito di disvelare un ampio sistema di “frode carosello”, finalizzato  all’evasione d’imposta e all’acquisto di merce a prezzi molto competitivi rispetto al loro valore  normale, con la conseguente alterazione del regolare funzionamento del mercato e della  concorrenza.  

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Pesaro e svolte dai militari del  Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, si sono concentrate su un imprenditore, esercente  nel settore della distribuzione all’ingrosso di prodotti alimentari e bevande, che agendo con  totale consapevolezza, comprava sistematicamente merce “sottocosto”, attraverso società  cartiere, alcune delle quali create da lui stesso, per poi rivenderle a un prezzo vantaggioso,  rispetto ai suoi concorrenti che si approvvigionavano sul mercato regolare, alterando – di  riflesso – la normale concorrenza tra imprese del settore.  

L’attività investigativa svolta ha potuto disvelare un ricorrente meccanismo fraudolento,  utilizzato nelle frodi IVA, volto ad aggirare le normative vigenti al fine di porre in essere ingenti  evasioni e frodi fiscali, basato principalmente sull’interposizione di società fittizie, costituite  “ad hoc”, nelle transazioni commerciali, tra i grossisti e i distributori di merci.  

Le società interposte, gestite spesso formalmente da prestanomi – per celare l’effettivo intento – e prive di una vera e propria gestione aziendale, acquistano e rivendono merce solo  cartolarmente, utilizzando quindi fatture soggettivamente false, dissimulando l’effettiva  transazione commerciale che avviene tra due soggetti principali. 

Il meccanismo fraudolento prevede che nella catena di società interposte ce ne sia una, o  più, che non paga le imposte e/o che simula operazioni estere per eseguire transazioni senza applicazione di imposte e che, per tale motivo, può vendere la merce acquistata (sempre  cartolarmente) a un prezzo inferiore a quello di mercato. Spesso altri soggetti interposti sono  invece reali, ignari di trovarsi nel sistema fraudolento; più sono i passaggi nella catena di  distribuzione delle merci e meno alta è la probabilità di poter individuare, di volta in volta, i  soggetti che effettuato operazioni fittizie, il mancato versamento delle imposte e, nel  complesso, risalire al sistema di frode e ai reali responsabili della stessa. 

Lo spregiudicato imprenditore pesarese, classe 1953, si è dimostrato non solo consapevole  della provenienza della merce ma parte attiva nel sistema di frode, che ha interessato anche  società al di fuori della provincia pesarese. Basti pensare che i militari operanti, ricostruendo  l’incidenza percentuale delle fatture false utilizzate dallo stesso, sul totale delle fatture di  acquisto, hanno rilevato una percentuale di circa il 75%, in ogni anno. In altre parole, su  acquisti per un totale di 100, le società dell’uomo utilizzavano fatture per operazioni  soggettivamente inesistenti per oltre 75. Giova inoltre evidenziare che già in passato, a carico  del medesimo imprenditore, erano state riscontrate gravi violazioni fiscali per il tramite di altre  società oramai cessate, che lo hanno portato più volte a giudizio, ottenendo tre condanne in  primo grado, per un totale di pena di 7 anni e 6 mesi di reclusione. 

Nonostante ciò, una sorta di nostalgia non ha evidentemente fatto desistere l’uomo dal  “vizietto” di utilizzare le frodi nell’ambito delle proprie attività commerciali. 

Complessivamente, sono state deferite all’Autorità Giudiziaria 4 persone fisiche (oltre  all’imprenditore i prestanomi di alcune società “cartiere”) ed è stato rilevato un giro di utilizzo  di fatture per operazioni inesistenti per un totale complessivo di 25 milioni di euro, I.V.A  non versata pari a circa 1,2 milioni di euro, tramite l’utilizzo di 3 società, riconducibili alla  gestione della stessa persona fisica. 

È stato altresì eseguito un sequestro preventivo per equivalente emesso dal G.I.P. di Pesaro riferito all’imposta evasa: allo stato sono state sottoposte a sequestro disponibilità finanziarie  per oltre 70 mila euro e sono in corso ulteriori accertamenti al fine di individuare ulteriori beni  e disponibilità riconducibili all’evasore. 

A chiusura della complessa attività di indagine sono stati altresì effettuati i rilievi fiscali in  ordine alla contabilizzazione di fatture relative ad operazioni soggettivamente inesistenti e l’applicazione del disposto normativo dell’indeducibilità dei costi da reato. 

L’esecuzione dell’attività in parola è stata possibile grazie alla marcata proiezione  investigativa che connota l’azione della Guardia di Finanza, attuata secondo un approccio  trasversale e multidisciplinare, soprattutto in riferimento ad illeciti insidiosi e non sempre  percepibili dal consumatore, quali l’evasione e le frodi fiscali, che creano invece importanti  effetti distorsivi tra gli operatori economici, penalizzando coloro che rispettano le leggi  tributarie e, di conseguenza, la collettività.

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