PESARO – «Voglio fare realismo. Né discussioni di campanile, né prese di posizione ideologiche». Matteo Ricci è stato in silenzio, «volutamente», per un paio di mesi, «sperando che questo potesse aiutare a sviluppare un dibattito positivo e costruttivo». Si dice «profondamente rispettoso» del punto di vista del consiglio comunale di Fano: «Nessuna polemica. E Massimo Seri è un amico e un valido amministratore, l’ho sempre sostenuto e continuerò a farlo». Tuttavia, nota: «Non è questo il momento di rinchiudersi nelle nostre città. Sarebbe un errore: è l’ora delle scelte. Altrimenti non si risolvono i problemi». Il sindaco apre le cartine, fa intendere di giocare a carte scoperte, rimette sul tavolo le due ipotesi «su cui si è sempre ragionato insieme, da luglio a novembre («Muraglia ospedale pubblico più eccellenza convenzionata al Santa Croce; oppure nosocomio a Fosso Sejore più eccellenza convenzionata a Muraglia», ndr)». Ed esorta: «Tutti sanno che sono le uniche percorribili. Si riparta da qui. Riprendiamo il filo, per decidere nel giro di poche settimane. Altrimenti non si risolverà nulla e la sanità provinciale continuerà ad andare ancora più indietro in tutte le classifiche». Su Ceriscioli: «E’ un ottimo presidente, con lui ce la faremo. E’ un’occasione storica: sa che migliorando la nostra sanità, i benefici sarebbero per tutta la regione. Ha detto cose determinanti: non si torna indietro su Marche Nord; i soldi per l’ospedale unico ci sono. E soprattutto c’è una volontà politica diversa rispetto al passato: con Spacca si è fatto finta di volere l’ospedale; il cambio di impostazione, adesso, è evidente». Un’ora di conferenza stampa a tutto tondo, ecco i passaggi chiave.
DISEGNO – «La trasformazione dei piccoli ospedali in presidi sanitari, prevista dalla legge, non si deve sganciare dal futuro dell’azienda ospedaliera Marche Nord. Le due cose sono strettamente correlate. Si è perseguito per anni un disegno sbagliato secondo cui, non rafforzando la sanità del nord della regione, si sarebbe consolidato il polo di Ancona. Abbiamo visto che così non è: i cittadini della provincia, se non trovano risposte adeguate, vanno a nord. Il tema numero uno? Ridurre la mobilità passiva. Ceriscioli, non a caso, è partito dall’organizzazione delle liste d’attesa. Approccio giusto: solo con il ‘recall’, si è recuperato il 25 per cento di prenotazioni. Ma il territorio ha poi bisogno di investimenti veri e urgenti per modernizzare l’aspetto ospedaliero». Quindi: «Serve il nuovo nosocomio unico Pesaro-Fano. E anche un rapporto diverso con il privato convenzionato. Lo dobbiamo costruire: non è accettabile che la Regioni paghi per mandare i pesaresi a curarsi a Cotignola o in Emilia Romagna. Sono convinto che non sarebbe d’accordo neanche uno di Ascoli o di Macerata».
DUE STRADE – «Ho incontrato Ceriscioli, con Seri, cinque volte, da luglio a novembre. Le proposte in campo per il nuovo ospedale sono sempre state due: Muraglia ospedale pubblico più eccellenza convenzionata al Santa Croce; oppure nosocomio a Fosso Sejore più eccellenza convenzionata a Muraglia. Purtroppo non si è trovato l’accordo. Ma si deve necessariamente ripartire da qui. Non parlo come sindaco di Pesaro, ma come cittadino della provincia che cerca di trovare una soluzione realistica». Apre la cartina: «Oggi c’è Marche Nord su tre plessi: Pesaro, Muraglia e Fano. Poi due ospedali: uno di rete (Urbino, ndr) e Pergola, che svolgerà una funzione importante per la vallata del Cesano. Infine, tre siti che diventano presidi sanitari (Fossombrone, Sassocorvaro e Cagli). Attenzione: non si discute di fare un unico ospedale per tutta la provincia, perché le strutture non saranno di certo chiuse. Serve un nuovo nosocomio al servizio del territorio provinciale ma, in particolare modo, del bacino Pesaro-bassa Valle del Foglia, con140mila abitanti, e Fano-Comuni limitrofi, che comprende 90mila persone. Di conseguenza, Fosso Sejore e Muraglia erano ai primi posti, nello studio fatto nel 2011, perché entrambe comprese nella fascia Autostrada-Nazionale. L’ospedale deve essere facilmente raggiungibile, non si può ipotizzare che ci si arrivi con un’unica strada. Chiaruccia? Ipotesi legittima, ma come per noi Case Bruciate. Se riapriamo questa discussione si va avanti all’infinito. Tutti sanno che la soluzioni stanno dentro questa fascia».
IPOTESI A. «Muraglia? Sarebbe il luogo più ragionevole dal mio punta di vista. L’ospedale pubblico si farebbe dove costa meno, dove si fa prima e dove c’è un minore impatto ambientale. Percorrendo questa scelta, l’accordo con il privato convenzionato si può fare su Fano, mettendo a disposizione il Santa Croce. Non per la privatizzazione della sanità, ma per fare esattamente quello che oggi stiamo facendo fuori Regione: invece di pagare le strutture per i marchigiani che vanno, ad esempio, a Cotignola, ci si convenziona con il privato. Che investe in eccellenza sanitaria nel nostro territorio. Anche perché la Regione paga per i marchigiani che vanno a curarsi fuori. Per Fano significherebbe avere un’eccellenza, per alcune specialità, dove oggi c’è l’ospedale: anzi, l’ospedale d’eccellenza, convenzionato, nell’ospedale. E’ una risposta anche per mantenere, a Fano, un presidio sanitario forte e autorevole. Penso che sarebbe dieci volte meglio di quello che c’è adesso. L’effetto sarebbe risparmiare 30-40 milioni, perché a Muraglia l’area è pubblica, infrastrutturata e c’è già un pezzo di ospedale. Mettendo a bando l’operazione con il privato convenzionato, inoltre, si potrebbero ottenere ulteriori risorse per l’ospedale pubblico. Non solo: con i soldi risparmiati, la Regione può aiutare Fano per il completamento del progetto di viabilità verso nord, in particolare nell’ultimo tratto dell’interquartieri».
IPOTESI B. La seconda via, su cui si è discusso, è «ospedale pubblico a Fosso Sejore, con Muraglia messa a bando per l’investimento privato convenzionato. Perché è un luogo dove sono stati fatti investimenti, in primis sulla radioterapia. E’ il pezzo d’ospedale più nuovo: un futuro alla struttura va comunque dato». Inciso: «Dal punto di vista della viabilità, Muraglia e Fosso Sejore sono identiche. C’è un chilometro di distanza». Aggiunge: «Pari dignità tra Pesaro e Fano? Discorsi senza senso: semmai vorrei la pari dignità rispetto ad Ancona e all’Emilia Romagna. Non serve una guerra tra poveri. Negli ultimi anni siamo andati indietro, non servono paragoni tra noi. Nonostante i professionisti che abbiamo, i problemi sono enormi in entrambe le città». Ribadisce: «Non si può rinviare la scelta dell’ospedale: la cosa che ci fa più male è la transitorietà. Serve mettere il punto finale. Altrimenti l’organizzazione diventa transizione infinita. Se vogliamo continuare a non decidere, riunisco il consiglio comunale e dico Case Bruciate; a Vallefoglia dicono Montecchio; tutti vanno in ordine sparso e non si fa niente. Nel frattempo, però, continuiamo a peggiorare sulla mobilità passiva e su tutto il resto. Prima dei campanilismi viene la salute. Rimettiamo in fila il disegno, la sanità è la vera emergenza del territorio. Se c’era l’ospedale a Gimarra, nel primo quartiere di Fano verso Pesaro, aveva senso farne un nosocomio nuovo da un’altra parte? Discutiamo da troppi anni. Adesso per me, il dibattito è insostenibile: la politica deve decidere. Altrimenti non ne usciamo. E dei campanilismi e dei tatticismi non frega niente a nessuno».