FANO – Non vi sarebbero state condotte dei medici tali da poter configurare una responsabilità penale per la morte per eclampsia, due settimane dopo il parto, per eclampsia, di una parrucchiera di 28 anni di origini albanesi. Un decesso avvenuto il 13 febbraio 2012. Sarebbero queste le conclusioni dei due periti – Cristian D’Ovidio, medico legale, e Francesco Torcia, specializzato in ostetricia e ginecologia – prospettate al gip di Ancona Carlo Cimini nel procedimento che vede indagati con l’accusa di omicidio colposo 16 medici di Fano ed Ancona.
Dopo l’incidente probatorio, il giudice ha rimesso gli atti al pm Federica Fortunati, affinché valuti se chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione delle accuse mosse ai medici. Gli indagati, mediante i propri legali e
consulenti tecnici, hanno sostenuto l’assoluta correttezza della loro condotta. Le uniche omissioni dei sanitari, avrebbero fatto notare i periti, in relazione al mancato inquadramento della patologia (piuttosto rara, con un’incidenza dello 0,2%, insorta dopo il parto e in assenza di sintomi durante la gravidanza), potrebbero essere valutate in sede civile.
La donna partorì il 30 gennaio all’ospedale Santa Croce di Fano e venne dimessa due giorni dopo. Il 2 febbraio accusò forti mal di testa. Il marito l’accompagnò al pronto soccorso, che la indirizzò alla guardia medica: le fu prescritta della tachipirina e venne rimandata a casa. Poche ore dopo però la giovane fu colpita da convulsioni e venne trasportata d’urgenza al pronto soccorso di Fano prima del trasferimento ad Ancona dove morì una decina di giorni dopo. La famiglia della vittima ha avviato anche una causa civile contro l’azienda ospedaliera di Ancona e l’Asur 3.