ANCONA – “Le gravi inefficienze che stanno facendo sprofondare nel caos la sanità della provincia di Pesaro e Urbino sono l’inevitabile conseguenza della riforma varata male e in fretta dal centrodestra con la legge 19 del 2022, la quale, dopo aver cancellato l’Asur Marche e istituito cinque nuove Aziende sanitarie territoriali, è rimasta di fatto inattuata per la mancata elaborazione degli atti aziendali. Tali atti, infatti, costituiscono il fondamento della programmazione delle politiche sanitarie sui territori, perché è attraverso di essi che vengono individuati i criteri e le risorse necessarie per erogare i servizi ai cittadini e acquistare nuove strumentazioni. Avrebbero dovuto essere stati già predisposti da molto tempo dai direttori delle singole Ast e approvati dalla giunta regionale, invece a oggi nulla è stato fatto e i ritardi accumulati in questi tre anni, di cui né il presidente Acquaroli né l’assessore Saltamartini sono mai riusciti a fornire una credibile giustificazione, hanno fatto sì che il Sistema sanitario navigasse a vista. Inutile dire che, specialmente in un territorio come quello della Ast 1, costretto a subire pure la soppressione dell’Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti Marche Nord, ciò ha prodotto danni gravissimi che sono sotto gli occhi di tutti”.
A dirlo è il consigliere regionale del Partito Democratico Renato Claudio Minardi che, dopo aver constatato per ben due volte, con accesso agli atti, negli ultimi due mesi (l’ultima lo scorso 7 gennaio) che al Dipartimento Salute della Regione Marche non è ancora pervenuto l’Atto aziendale dell’Ast 1 di Pesaro-Urbino, ha depositato un’interrogazione immediata per conoscere in quali i tempi la giunta regionale è intenzionata ad approvarlo definitivamente.
“La mancata approvazione degli atti aziendali – spiega Minardi – ha chiaramente provocato il fallimento degli stessi obiettivi individuati nella discutibile riforma del 2022, che avrebbero dovuto vedere un modello sanitario più vicino ai cittadini, più efficiente, più produttivo e più economico. Nella nostra provincia, per esempio, non solo non si capisce quale sarà il futuro del nuovo ospedale di Pesaro, ma neppure quali siano le prospettive di quello di Fano: quest’ultimo, infatti, è stato classificato come struttura di I livello, ma con quali specialistiche, quale personale, quanti posti letto? Senza atto aziendale questi progetti resteranno solo dei fragilissimi castelli di carte”.
“I fatti – conclude Minardi – stanno dando ampiamente ragione alle critiche che il Partito Democratico fece già allora: non solo la sanità del nostro territorio si è progressivamente allontanata dai bisogni delle persone, ma abbiamo assistito a una continua crescita di costi e inefficienze, entrambe pagate dalle nostre comunità. Nel frattempo aumentano i marchigiani costretti a rinunciare alle cure e la spesa per la sanità privata è passato da 710 a 950 milioni di euro”.