Marche: in carcere una collutazione ogni tre giorni e un suicidio sventato ogni dodici

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MARCHE – Quasi ogni giorno nelle carceri marchigiane un detenuto si lesiona il corpo ingerendo chiodi, pile, lamette, o procurandosi tagli sul corpo. Ogni tre giorni avviene una colluttazione e ogni due settimane un ristretto delle Marche tenta il suicidio, salvato in tempo dal tempestivo intervento delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria. E’ quel che emerge dai dati diffusi dal SAPPE, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, sugli eventi critici accaduti nelle carceri marchigiane nei primi sei mesi dell’anno.

Una delegazione del primo e più rappresentativo Sindacato dei Baschi Azzurri (composta dal Delegato nazionale Mirco Manna e dal Segretario Regionale SAPPE delle Marche Nicandro Silvestri) è in questi giorni in visita nei penitenziari regionali di Ascoli, Pesaro e Ancona.

Spiega Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, trattenuto a Roma da incontri con il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e con il Ministro della Giustizia Andrea Orlando: “Altro che emergenza superata, come ci affretta a liquidare la questione sovraffollamento. Dal 1 gennaio al 30 giugno 2014 nelle carceri delle Marche si sono contati il suicidio di un detenuto ad Ancona, 149 atti di autolesionismo, 15 tentati suicidi, 53 colluttazioni e 4 ferimenti. Ancona, Pesaro e Ascoli sono le tre prigioni con il numero più alto di atti di autolesionismo (77, 37, 29) mentre è ad Ascoli Piceno che ci sono stati più tentati suicidi sventati dai poliziotti, 5. 3 tentativi di suicidio si sono registrati anche a Pesaro e Ancona: 1 episodio a Camerino, Fermo, Fossombrone e Ancona Barcaglione. 20 le colluttazioni ad Ancona, 18 a Pesaro, 11 a Fermo e 4 ad Ascoli: 4 i ferimenti a Pesaro. La situazione nelle carceri resta dunque sempre allarmante e, in un anno, nelle Marche il numero dei detenuti è calato di oltre 130 unità: dai 1.051 del 30 settembre 2013 si è infatti passati agli attuali 919”.

“Per fortuna delle Istituzioni, gli uomini della Polizia Penitenziaria svolgono quotidianamente il servizio nelle carceri delle Marche e dell’intero Paese con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici”, aggiunge il leader del SAPPE. Che sul calo delle presenze di carcere precisa: “Se il numero dei detenuti è calato, questo è la conseguenza del varo – da parte del Parlamento – di 4 leggi svuota carcere in poco tempo. Ma l’Amministrazione Penitenziaria non ha migliorato le condizioni di vivibilità nelle celle, perché ad esempio il numero dei detenuti che lavorano è irrisorio rispetto ai presenti. Nelle Marche lavora solamente un detenuto su 4, pressochè esclusivamente in servizi d’istituto e pulizia e poche ore alla settimana. Perché invece non impiegali per il recupero ambientale per la pulizia di boschi, sentieri, giardini pubblici, alvei dei fiumi, spiagge? Altra criticità i detenuti tossicodipendenti, che sono nelle Marche anch’essi uno su quattro”.

“Occorre rivedere il sistema dell’esecuzione penale, altro che vigilanza dinamica nelle galere che fa stare i detenuti fuori dalle celle tutto il giorno a non far nulla”, conclude Capece. “Serve una nuova guida all’Amministrazione Penitenziaria, da mesi senza un Capo Dipartimento, capace di introdurre vere riforme all’interno del sistema a cominciare dal rendere obbligatorio il lavoro in carcere. Ma devono assumersi provvedimenti concreti: non si può lasciare solamente al sacrificio e alla professionalità delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria la gestione quotidiana delle costanti criticità delle carceri marchigiane e del Paese tutto”.

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