FANO – “Fano, 3° città delle Marche, ha il porto di fatto inagibile. Una città che ha nella pesca, nella cantieristica e nel diporto alcuni dei suoi motori economici, non può usarlo. Perchè? C’è stata una guerra o uno Tzunami? No. Per colpa della burocrazia e dalla babele normativa che in 14 anni non ha consentito di risolvere un problema semplice che ha una soluzione semplice: dragare e portare i fanghi altrove. Punto. Come ripete oggi Tonino Giardini, ultima di tante voci di buon senso.”
“Ma la cosa più sconcertante in tutto questo è che non esiste neppure qualcuno in particolare con cui prendersela, e neppure qualcuno che, domattina, volendolo, potrebbe fare qualcosa. Siamo arrivati alla auto-impotenza istituzionalizzata.”
“Le “colpe” sono un po’ di tutti e quindi di nessuno: dell’Europa, dello Stato, della Regione, della provincia, del Comune, dei dirigenti, dei Tar, del Consiglio di Stato, dei Tribuunali, dei c.d. “ambientalisti” e dei “comitati” che dicono no a tutto, della crisi, del patto di stabilità salvo altri. Con l’ulteriore paradosso che ciò che si può fare a Cattolica non si può fare a Fano. Come se i fanghi dispersi in mare in Romagna non si muovano dalla Romagna !”
“La soluzione vera sarebbe rivedere la Costituzione e ridisegnare ex novo la mappa delle competenze e delle responsabilità, in modo da avere tempi e responsabilità certe non solo per pagare le tasse, ma per avere risposte e soluzioni. Oppure riconoscere agli enti inferiori, in casi come questo di manifesta e colpevole inerzia o incapacità di chi dovrebbe decidere, un potere di intervento autonomo straordinario e in deroga che consenta di fare le opere necessarie e urgenti, ma a spese….dell’ente superiore che non ha.”