Il 10 aprile scorso, la Giunta Regionale capitanata dal presidente Ceriscioli ha ufficializzato una decisione che di fatto era stata presa da tempo: l’ospedale unico sarà costruito a Muraglia, esattamente come era prevedibile da anni e come, del resto, Ricci aveva già imposto.
Tuttavia, leggendo la delibera regionale appena approvata, ci si accorge che permangono alcune ataviche zone d’ombra e contraddizioni non sanate ormai da troppi anni. Per esempio, ancora non si riesce a dirimere la questione se la nuova struttura sarà un semplice ospedale di rete o piuttosto un presidio di eccellenza, come vanno predicando da sempre i sostenitori del nosocomio unico; di conseguenza, ancora non si è stabilito definitivamente quali reparti e servizi conterrà. Inoltre, non è ancora stata chiarita una volta per tutte la formula di finanziamento dell’opera, e quindi se si ricorrerà ad una forma di partenariato pubblico-privato (contratto di disponibilità o project financing) o se la Regione sarà in grado di accendere un ordinario mutuo contando sulle sole risorse pubbliche.
Infine, nel documento non vi è traccia alcuna del famoso algoritmo che tanto ha tenuto banco nel dibattito di qualche mese fa: la trovata del matematico Ceriscioli, che sulla base dei tempi di percorrenza calcolati su Google Maps avrebbe dovuto individuare l’area più baricentrica a livello provinciale per la localizzazione del nuovo ospedale, si è rivelata un bluff escogitato per camuffare una decisione squisitamente politica, facendola passare come scelta oggettiva e tecnica. Le argomentazioni dipanate nell’istruttoria per giustificare la scelta di Muraglia (a discapito di Chiaruccia), infatti, ignorano bellamente la dimensione provinciale del problema, e con essa le prerogative dei cittadini dell’entroterra, concentrandosi su parametri quali la maggiore vicinanza a Fosso Sejore e la posizione baricentrica tra i Comuni di Fano e Pesaro, e trascurano volutamente le criticità idrogeologiche del sito, tra l’altro già evidenziate nello studio di fattibilità elaborato dall’Azienda Marche Nord.
Questo è il risultato della ben nota, quanto sfuggente, “strategia” portata indefessamente avanti dal Sindaco Seri, che consisteva nella ripetizione ossessiva del mantra “Chiaruccia o morte”, piuttosto che in un’opposizione ragionata ad una politica sanitaria dissennata, volta a far chiudere i battenti alle strutture pubbliche per spianare la strada al privato. L’esito di tale infallibile disegno è sotto gli occhi di tutti: l’ospedale Santa Croce, riferimento sempre più imprescindibile per le vallate del Metauro e del Cesano soprattutto in seguito allo smantellamento dei presidi dell’entroterra, verrà fortemente ridimensionato, se non chiuso, per far spazio ad una scintillante clinica privata, su cui peraltro sarebbe prudente evitare di fare pieno affidamento, visto che le promesse a cui ci hanno abituato questi amministratori lasciano il tempo che trovano. Anche a questo riguardo, quando riusciremo ad ottenere finalmente risposte ufficiali e definitive?
L’unica scappatoia offerta al nostro sindaco per dimostrare ai cittadini di stare lottando per la tutela del diritto alla salute di tutti noi, sarà presto offerta dalla mozione popolare per l’adesione al Patto di Piagge che sarà presto discussa in consiglio comunale. Solo con la sua approvazione e sottoscrizione da parte di Seri si potrà affermare che è stato fatto tutto per scongiurare la chiusura del Santa Croce e degli ospedali dell’entroterra, altrimenti sarà evidente che questa triste vicenda è stata solo un teatrino in cui ciascuno ha giocato un proprio ruolo politico, compreso il nostro sindaco.