Fano Jazz: martedì Tigran Hamasyan alla Rocca e Ashti Abdo per “Exodus” alla Chiesa San Francesco

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FANO – Martedì 23 luglio, la XXXII edizione di Fano Jazz By The Sea saluta il gradito ritorno di uno dei pianisti più amati dal pubblico del Festival: Tigran Hamasyan. Il musicista di origine armena si esibirà sul Maine Stage della Rocca Malatestiana (ore 21.30; biglietti 28 Euro, ridotti 25 Euro) insieme al bassista Marc Karapetian e al batterista Martin Wangermee.

La giornata sarà scandita da un altro appuntamento che getta un ponte tra culture diverse: la prima delle solo performance della sezione “Exodus – Gli Echi delle Migrazioni” che, alla Chiesa di San Francesco (ore 18.30), vedrà protagonista il polistrumentista curdo Ashti Abdo. Il concerto sarà preceduto alle 17.45 da un intervento artistico, con l’”Installazione Circolare” a cura degli studenti del liceo Artistico di Ancona, che avrà per tema “L’uomo, Un animale migratore”.

Intensa sarà la programmazione al Jazz Village, sin dalla mattina con i workshop dei ragazzi dell’Orchestra Mosaico e poi sino a tarda sera con l’incontro “Un cielo e per mare” con Sonia Antinori e Carlo Cerrano (ore 19.15), con il concerto sullo Young Stage dell’Antares Flare Sextet (ore 19.45) e infine con la performance di Tanger Sound Clash per Cosmic Journey (ore 23).

Tigran Hamasyan è oggi uno dei pianisti più in vista del panorama jazzistico internazionale. Vincitore nel 2006, a soli 19 anni, della prestigiosa Thelonious Monk Competition, il musicista di origine armena si è visto catapultare in breve tempo nei giri musicali più altolocati. Persino un produttore esigentissimo come Manfred Eicher si è accorto di lui e lo ha invitato a incidere per la sua ECM alcuni album, Luys / Luso, con lo Yerevan State Chamber Choir, e Atmospheres, con gli scandinavi Arve Henriksen, Eivind Aarset e Jan Bang. Successivamente Tigran Hamasyan è entrato nella scuderia della statunitense Nonesuch, altro marchio discografico importante per il quale è uscito The Call Within, inciso in trio. The Call Within esplora l’invisibile mondo interiore dell’artista, realistico e palpabile tanto quanto la realtà che circonda la sua persona e in cui è possibile incontrare tutte le sue ispirazioni: antiche mappe geografiche, poesia cristiana e pre-cristiana, storie e leggende popolari armene, astrologia, geometria, ma anche il rock di stampo prog e persino un pizzico di metal.  Dal vivo, il risultato musicale prodotto dal trio è un singolare mix di sonorità jazz-fusion, di alchimie elettroniche e di profumi folklorici mediorientali, con un tocco che talvolta rimanda al prog-rock. In altre parole, musica davvero globale.

Ashti Abdo, cantante, polistrumentista (saz, percussioni, duduk, marranzano) e compositore curdo, è nato ad Aleppo e cresciuto ad Efrin. La musica diventa la sua passione travolgente molto presto: trascorre l’infanzia tra le colline del suo villaggio, ascoltando le storie e le canzoni degli anziani, circondato dai suoni della natura. Trasferitosi in Italia dopo l’adolescenza, continua a suonare il tembûr da autodidatta, iniziando a esibirsi come artista solista. Nel 2012 si unisce ai Domo Emigrantes, portando nella band suoni e trame tipiche del Medio Oriente. L’incontro con il gruppo lo porterà a sua volta a conoscere e fare suoi strumenti e ritmi tipici del Sud Italia. Dal 2014 suona il saz, il mandolino e le percussioni nell’ensemble Piccola Banda Rebelde.

Sestetto internazionale con base a Rotterdam, nei Paesi Bassi, Antares Flare sta creando musica radicata in ritmi terreni tanto quanto in viaggi sonori. Il chitarrista Piero Conte, la forza creativa dietro questa formazione eclettica, si ispira ai suoni avvincenti delle foreste pluviali del Congo, ma anche alle atmosfere elettro-psichedeliche di Jimi Hendrix e Clever Austin. Prendendo spunto da Jorge Luis Borges e dal movimento realista magico, l’Antares Flare Sextet – di cui fanno parte anche i sassofonisti Andrea Leone e Paul Van de Calseijde, il trombettista Paolo Petrecca, il bassista Dean Montanaro e il batterista Euan Jenkins – crea un suono decisamente moderno, intervallato da momenti di profonda chiarezza. La band ha suonato in vari festival e club nei Paesi Bassi e in Italia, tra cui North Sea Jazz e Make It Jazz.

Tanger Sound Clash trae ispirazione da Paul Bowles che ha descritto Tangeri come un luogo dove il passato e il presente esistono simultaneamente in proporzioni differenti. Il dj-producer FILOQ durante un viaggio nella città marocchina si innamora di questo clash culturale e geografico e si imbatte in una serie di vecchi vinili di una piccola etichetta locale chiamata Tangerphone, specializzata in musica tradizionale. Da lì inizia a campionare voci, tamburi e corde dai solchi dei dischi per riversarli su beat: questi primi esperimenti arrivano nelle mani del sassofonista e compositore Gianni Denitto, sensibile alle musiche del mondo, il quale a sua volta si immerge in questo progetto di scoperta manipolando i suoni e costruendo line e layers di sax con il suo approccio unico.

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