Donna passeggia col burqa in via Roma a Fano. La Destra: episodio grave

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FANO – Ore 11,15 a.m. di un normale sabato, precisamente sabato 21 febbraio. Un burqa incede con passo spedito dietro un uomo. Non è la Siria. Non è nemmeno il Pakistan, ma neanche l’Arabia Saudita. E’ Fano, esattamente in via Roma. Rimango agghiacciata, perplessa, mentre la donna (o forse un uomo?) continua il suo cammino dietro l’altro uomo. Mi volto per verificare che non abbia avuto una strana visione e si volta anche l’uomo e mi guarda con sdegno, sicuramente indispettito dalla mia curiosità. La legge dello stato italiano non consente l’uso del burqa per motivi di sicurezza, allora mi chiedo come sia possibile che, in pieno giorno e su una strada trafficata, possa esserci qualcuno che si aggiri tutto coperto e indisturbato. Naturalmente i buonisti dell’ala di sinistra grideranno ai diritti violati di indossare ciò che a uno più aggrada, del resto i sermoni ipocriti e irresponsabili delle più alte cariche della Repubblica, hanno creato un clima soporifero in tutto lo Stivale. L’Italia è diventata la terra di nessuno, ridotta a pattumiera a causa di una politica immigratoria irresponsabile e criminale. I soliti idioti obietteranno facendo riferimento all’episodio oltraggioso subito dalla città di Roma ad opera di vandali olandesi. Un episodio, grave, gravissimo come quello accaduto a Roma, non deve essere usato per coprire le nefandezze e le porcherie causate prima da Mare Nostrum prima e da Frontex poi, anche perché i danni si vedono ovunque, senza bisogno di recarsi a Lampedusa o a Taranto. Bisogna prendere atto di una cosa: ci sono culture che non vogliono integrarsi con la nostra. Punto.

Margherita Campanella

(Segretario Cittadino)

10 COMMENTS

  1. Qui le cose sono da molto tempo critiche sul problema dell’integrazione. Le cose si stanno invertendo, andrà a finire che dobbiamo noi integrarsi. E’ per colpa di queste ” persone” che nel mondo siamo sempre in allerta attentati e permettiamo loro di fare i loro sporchi comodi. In Italia abbiamo leggi, che giusto o sbagliato che siano, non vengono fatte rispettare. Nei loro paesi di origine valgono le loro leggi che la nostra cultura puo’ anche non condividere, ma vanno rispettate e loro le fanno rispettare e se ne ” fregano” se altre nazioni li condannano. Siamo noi che crediamo di essere paesi ”civili”. Ma se tirassimo le somme, alla fine dovremmo ricrederci, soprattutto per le regole che abbiamo e che non rispettiamo e che non facciamo rispettare. Vergogna! Questi ” signori” vanno rispediti a casa.

    • Un problema di sicurezza, sicuramente. Qualunque fanatico dell’ Isis potrebbe agire indisturbato grazie a questo escamotage. Un controllo sarebbe stato importante. Per il resto, il mondo non é ne mio ne tuo ed é sacrosanto che chiunque possa andare fiero e libero di essere ciò che vuole anche se questo sconvolge la maggioranza di persone morte dentro che non possono più inventare ma solo fare copia incolla di ciò di cui sono circondati. Dunque in via teorica, se vivessimo in un mondo meno pazzo, dove il terrorismo fosse solo un ricordo lontano, mi piace pensare che non ci stupiremmo di qualcuno che ha inspiegabilmente deciso di riscrivere il proprio mondo nell’abbigliamento, credenze, usi e atteggiamenti.

  2. Il commento mi sembra un po’ duro e assai fuori luogo. Non metto in dubbio il fatto che ci sia una legge che vieti di coprirsi il viso completamente, lo so che c’è e io stessa mi sono stupita, una mattina in stazione, di vedere una signora con il burqua. Ma da qui a sparare a zero su tutto e su tutti, sugli immigrati che non vogliono intergrarsi, sulla sinistra, su Mare Nostrum (che salva dall’annegamento centinaia di ESSERI UMANI!) perchè un cittadino su i 30000 di Fano porta il burqua, è molto razzista e intollerante. Gli si fa notare l’esistenza della legge da lei citata e se ci sono delle rimostranze si multa come è giusto che sia. Questa rabbia e questo risentimento mi fanno rabbrividire più del pericolo che potrebbe rappresentare un cittadino coperto da un velo.

  3. Un cittadino su 30.000 coperto da un velo (coi tempi che corrono), può fare tanti di quei danni a tutti noi, che neanche ci si può immaginare. Dopo è inutile piangere. Loro sanno che è vietato, ma sanno anche che è impossibile, nell’immediatezza, intervenire, come noi sappiamo che, per le “loro” regole, non possiamo scoprirli per l’identificazione. Non è né razzismo né intolleranza, è solo una realtà molto difficile da gestire per le leggi “ipocrite” che abbiamo in Italia a difesa di un Paese che vuol essere a tutti i costi, civile a rischio della propria incolumità.

    • Quelle persone che vogliono aggrapparsi aduna civiltà che non esisteperchè non provano ad andare a casa loro per vedere come vengo trattati? Se possono comportarsi secondo le nostre regole? Se le donne possono andare in giro senza burqa? E potrei continuare ancora per tanto. Allora perché loro possono permettersi di fare quello che gli pare a casa d’altri? Non è forse anche questo mancanza di rispetto per la gente che li ospita? E non forse mancanza di rispetto per la nostra cultura? Però qualunque cosa si dice viene scambiato, solo perché più semplice e comodo per una fetta della nostra società, per razzismo…..

  4. I cittadini fanesi sono stati e sono fin troppo rispettosi nell’aver dovuto comprendere per poi accettare con eleganza e bontà -spassionata- il convivere con numerosissimi nuclei stranieri .
    Culture diversissime: dal comportamento,alle abitudini,dalle scelte dell’abbigliamento,alla pulizia personale, “agli odori” al gusto , al culto. Queste differenze sono enormi. Siamo un Paese, una città, buona e disponibile : amiamo e offriamo libertà infinita.
    Purtroppo,non hanno interesse a convivere , non amano riconoscere d’essere in un Paese straniero ospitante, dove è doveroso, prima di tutto, cercare di integrarsi .
    Cominciare a farsi voler bene,non dovrebbe essere un peso.
    Il burka.
    Il burka è uno sfrontato messaggio; un vero e sfacciato richiamo per far evidenziare e offrire una incivile prepotenza intrisa d’una incontrollata presa di posizione.

    • Condivido. Sono semplicemente incivili e arroganti ed è questo che mi irrita e mi porta a dire tornate da dove siete venuti. Ma questo viene scambiato per razzismo

  5. Poi un giorno, con calma, ci spiegherete perché i reati di capi e capetti della politica italiana sono sempre “presunti” (col corollario del “c’è l’innocenza fino al terzo grado di giudizio”), mentre sotto un burqa (o tra i disperati che scappano su un barcone) ci dev’essere per forza il terrorista. Preoccupiamoci dell’allarme sicurezza provocato dal burqa, giustamente siamo un popolo di furbi, ladri, evasori, con tre o quattro associazioni di stampo mafioso tutte rigorosamente Made in Italy, possiamo permettercelo. Avanti con questo garantismo casereccio. Continuate così che va bene.

  6. Convengo che se l’episodio dovesse ripetersi, chi di dovere ha il compito di far notare alla persona che l’abbigliamento in questione non è in linea con le nostre leggi; penso anche che debba annotare nome, cognome e residenza. Infine le suggerirei di recarsi a casa quanto prima per indossare altro abito consono con la religione islamica ma non in contrasto con le nostre leggi. Punto fine delle trasmissioni, anche perchè la mia attività mi porta a constatare che la maggioranza delle donne islamiche, non solo porta abiti consoni, ma addirittura si veste in molti casi come le donne occidentali con jeans, volto e capelli scoperti, parla bene la nostra lingua e quindi si mostrano ben integrate, contrariamente a quanto sostiene la signora Campanella. Il problema di chi chi ha sollevato la notizia è che, come in altre occasioni, ha deragliato malamente su altri argomenti andando fuori tema come spesso accade agli scolaretti delle scuole elementari. Peccato perchè se si fosse fermata all’episodio evitando commenti fuori luogo, da cui traspare una smodata ricerca di visibilità politica, avrebbe fatto una buona figura. Sarà per la prossima volta !!!

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