PESARO – Un dipinto di inestimabile valore, attribuibile a Leonardo da Vinci, è stato sequestrato in Svizzera dalla Guardia di finanza di Pesaro e dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico di Ancona. Il quadro era stato illecitamente trasferito all’estero. I dettagli dell’operazione saranno illustrati dal procuratore capo della Repubblica di Pesaro, Manfredi Palumbo. Del dipinto si erano perse le tracce “per secoli”, rivelano fonti investigative che non vogliono fornire altri dettagli. Si sa soltanto che il quadro sarebbe stato commercializzato per “centinaia di milioni di euro”. Curiosamente il ritrovamento della preziosa opera avviene proprio nel quarantennale del clamoroso furto a Palazzo Ducale di Urbino di tre capolavori della storia dell’arte – ‘La Muta’ di Raffaello, la ‘Flagellazione’ e la ‘Madonna di Senigallia’ di Piero della Francesca – rubati nella notte tra il 5 e il 6 febbraio 1975 e ritrovati il 23 marzo 1976 in un hotel di Locarno, sempre in Svizzera. I due episodi non hanno però alcun collegamento fra loro.
Il prof. Carlo Pedretti, massimo studioso di Leonardo, che non ha dubbi sull’autenticità del lavoro, descrive questo dipinto come “eccezionale” e assicura che è “l’unico del suo genere al mondo“. E ‘ un olio su tela di fatto tra il 1513 e il 1516, lungo 61 centimetri e largo 46,5 e presenta diversi motivi iconografici ispirati da Santa Caterina da Siena, come la corona e lo scettro. Ad avvalorare l’idea dell’autenticità è l’analisi al carbonio 14 che lo data tra il 1460 e il 1650, allontanando così il sospetto che possa essere stato eseguita in un tempo successivo a Leonardo. Il ritratto, inoltre, ha molte similitudini con la Gioconda, soprattutto in termini di colore e illuminazione, ed anche la posa è analoga.
Sono partite il 27 agosto 2013 le indagini sul dipinto attribuito a Leonardo, quando, alla Procura di Pesaro, arrivò una segnalazione su un avvocato del foro pesarese che aveva il mandato a vendere il ritratto di Isabella D’Este, depositato nel caveau di una banca svizzera, a un prezzo non inferiore a 95 milioni di euro. I carabinieri del Nucleo Tutela del patrimonio artistico di Ancona appurarono che il quadro era stato esportato clandestinamente. La Procura fece una richiesta urgente di rogatoria internazionale per procedere al sequestro della tela, cui l’autorità giudiziaria di Lugano diede immediata esecuzione, ma gli investigatori trovarono il caveau vuoto: il quadro era stato prelevato dai proprietari e portato altrove. Le indagini si sono poi casualmente ‘incrociate’ con quelle della Guardia di finanza di Pesaro su una serie di truffe – in particolare falsi incidenti stradali – ai danni di alcune compagnie di assicurazioni. Alcuni nomi di indagati figurerebbero nell’una e nell’altra inchiesta. Una settantina, tutte del Pesarese, le persone finite nel mirino della Procura, fra cui due avvocati. Uno, di Fano (Pesaro Urbino), è il legale che aveva il mandato a vendere.