Dal modo di fare acquisti a quello di mantenersi in contatto con pareti ed amici, fino ad arrivare alle nuove dinamiche che promettono di rivoluzionare il mondo della produzione e, più in generale, del lavoro: nell’arco di poco più di dieci anni, l’avvento di tecnologie sempre più flessibili e performanti basate sull’accesso alla rete ha modificato abitudini e stili di vita, stimolando la nascita di nuovi settori di attività e portandone altri al tramonto.
Se c’è un ambito in cui l’influenza del web e dei nuovi strumenti che ne hanno reso sempre più semplice ed immediata la fruizione ha avuto un impatto davvero epocale è quello dell’informazione: notizie, dati statistici, commenti politici, opinioni e approfondimenti non sono più prerogativa dei media tradizionali – televisione, radio e giornali – e il numero delle voci presenti online cresce in modo esponenziale, in un processo di democratizzazione della conoscenza e della cultura salutato con entusiasmo unanime.
L’avvento del giornalismo online e, successivamente, quello delle piattaforme di social networking ha portato con sé anche fenomeni alquanto controversi, come il diffondersi di contenuti redatti con con una scarsa o nulla attenzione alla selezione delle fonti, o il più recente fiorire delle “fake news”, notizie create ad arte con il solo scopo di catturare l’attenzione dei lettori, monetizzando sulle visite o, peggio, puntando ad influenzarne l’opinione.
Quel che è certo, è che la crescita dell’offerta informativa online ha complicato non poco la vita dei grandi nomi dell’editoria e delle redazioni tradizionali. Abituati ad un costante bombardamento di notizie e contenuti di ogni tipologia, gli utenti della rete oggi si aspettano contenuti sempre freschi e interessanti, spesso badando più alla quantità che non alla qualità e, soprattutto, rigorosamente accessibili in maniera gratuita.
In parallelo, l’aumento delle possibilità offerte dal web ha stimolato anche una “fuga dalla carta stampata” contribuendo a ridurre sensibilmente il bacino di utenza dei quotidiani cartacei.
Per giornali e riviste, al danno diretto causato dal crollo delle vendite, si è aggiunto quello scaturito dai minori introiti pubblicitari, colmati solo in piccola parte dai banner e dalle altre forme di advertising presenti nelle versioni online dei quotidiani.
I numeri parlano chiaro: secondo i dati ufficiali FIEG (Federazione Italiana Editori di Giornali) nel decennio compreso tra il 2005 ed il 2016, la vendita dei quotidiani in Italia ha subito un calo superiore al 50%, passando, per l’esattezza, da una media di 5.461.811 copie al giorno a 2.637.455.
Altri dati, questa volta raccolti dal Censis e pubblicati nel “Rapporto sulla comunicazione 2017”, evidenziano che nell’anno da poco trascorso sarebbe stato solo il 35,8% degli italiani ad informarsi leggendo un quotidiano con una cadenza di almeno una volta a settimana. Ancora più indicativa, la quota relativa alle persone che dichiarano di scegliere i giornali come principale fonte di informazione: appena il 14,2%.
Stazionaria la situazione per quanto riguarda la distribuzione delle copie digitali dei quotidiani: le vendite delle edizioni in formato PDF (o simili) dei principali giornali italiani hanno registrato solo una leggera contrazione negli ultimi anni, attestandosi come una formula particolarmente apprezzata dai professionisti e dalle grandi aziende.
Parallelamente alla crescita della diffusione dei quotidiani in versione digitale, sono nati applicativi studiati appositamente per semplificare la fruizione dei contenuti sugli schermi di computer, tablet e smartphone. Questi software non svolgono la semplice funzione di sfogliatori di documenti, ma rappresentano una vera e propria edicola digitale: a seconda del tipo di abbonamento sottoscritto, si ha la possibilità di consultare un numero più o meno ampio di quotidiani nazionali e locali, ma anche di periodici e riviste di vario generale. Oltre alla semplice consultazione, l’utente può scegliere di salvare pagine specifiche tra i suoi preferiti, ritagliare porzioni di articolo, segnalare a terzi passaggi di interesse e, addirittura, impostare avvisi automatici per la segnalazione degli ultimi aggiornamenti pubblicati su particolari temi.
Le edicole on line digitali di riviste e quotidiani sono rapidamente diventate uno strumento di lavoro molto diffuso all’interno delle aziende che si occupano di informazione, comunicazione e non solo. In più, il buon riscontro di questi sistemi ha anche favorito un’alternativa conveniente, e soprattutto legale, ai portali che diffondono i quotidiani digitali senza autorizzazione.
Tra i punti deboli dell’editoria italiana c’è quello di non aver saputo sfruttare appieno, almeno fino ad oggi, le possibilità offerte dalla versione online dei quotidiani.
I grandi portali di informazione come Repubblica.it riscontrano numeri in apparenza ottimi a livello di visitatori unici giornalieri, eppure, mediamente, è solo il 25,2% degli italiani a visitare regolarmente un sito di news online, mentre a scegliere i giornali sul web come principale fonte di notizie sarebbe solamente il 10% della popolazione (contro, ad esempio, un 60,6% che si informa attraverso i telegiornali).
Puntare a contenuti studiati appositamente per sfruttare i molteplici canali offerti dal web e, soprattutto, ad ideare soluzioni per migliorare l’engagement dei più giovani sono obiettivi imprescindibili per l’editoria ed il giornalismo italiani. Sono già diversi i quotidiani online nazionali che, sul modello di quelli statunitensi, hanno scelto di porre un limite al numero di articoli e contenuti consultabili liberamente, proponendo varie formule di abbonamento ai propri lettori.
L’informazione sul web, come accennato già in apertura, oggi corre però soprattutto sui social: sempre stando ai dati del rapporto Censis, il 35% degli italiani dichiara di informarsi prevalentemente attraverso Facebook (una percentuale pari a più del doppio dei lettori di quotidiani).
La diffusione di contenuti a mezzo social network ha molti vantaggi, ma come ormai dimostrato in un ampio numero di occasioni, il pericolo che a diffondersi non siano notizie e conoscenze, ma disinformazione, è oggi più vivo che mai.
Ben il 51,2% degli italiani, nel corso del 2017, sarebbe caduto almeno una volta nella trappola delle fake news, dando seguito a contenuti manipolati o a storie inventate di sana pianta. Se spesso il fenomeno fake news viene associato al sospetto di operazioni studiate ad hoc per influenzare l’opinione pubblica, va detto che in alcuni casi i rischi corsi dagli utenti possono essere molto più diretti: lo scorso anno, 8,8 milioni di persone sarebbero state vittima di false notizie sul tema salute.
La lotta alle fake news passa attraverso campagne di sensibilizzazione mirate a diffondere consapevolezza, spirito critico e buone pratiche, come la verifica di informazioni e fonti, specie tra i più giovani. Tra i temi che si legano a doppio filo al rilancio dell’editoria italiana e alla diffusione di una maggiore capacità di comprensione dei contenuti consultati c’è senza dubbio la necessità di promuovere la lettura, anche attraverso progetti online che aggreghino le iniziative che mirano a diffondere la passione per i libri, come il portale il Maggio dei Libri.