PESARO – La partecipazione del Comune nel capitale sociale di Marche Multiservizi passerà dal 33.26 per cento al 30.76 per cento. Via libera del consiglio comunale alla vendita del 2.5 per cento di quote detenute dall’amministrazione nella multiutility (voto contrario dell’opposizione, ndr). L’obiettivo già dichiarato è ottenere risorse – la previsione è di due milioni e mezzo – da destinare alla riqualificazione di viale Trieste e al restyling degli arredi in area Palla di Pomodoro. «Nulla cambierà in termini di governance: lo assicurano i patti parasociali e lo ststuto», dice Matteo Ricci. A garanzia anche l’emendamento di Giulia Vitali (Impegno Comune), che passa all’unanimità, per il mantenimento della maggioranza di partecipazione pubblica.
Dibattito. Voci critiche dall’opposizione. Dario Andreolli (Ncd): «Non sono contrario alla vendita, gli enti locali devono alleggerire ciò che non è strategico. Ma perché Hera ha acquistato, nonostante i patti parasociali, il 5.7 per cento delle azioni dei Comuni in due anni? Sono investimenti che poi sconteremo nelle tariffe? Se la vendita è comprensibile, non si può dire altrettanto della destinazione delle risorse. Che riqualificazione seria può essere fatte su viale Trieste con due milioni e mezzo di euro?». Alessandro Bettini (Fi): «Le due perizie che la giunta porta come riferimento (per la stima delle azioni, commissionate di recente dai Comuni di Mombaroccio e Urbino, ndr) riportano dati non corretti. Hera non può essere scesa, nel tempo, nel numero di azioni detenute». Ancora il capogruppo Forza Italia: «Su Marche Multiservizi si faccia chiarezza. Ha avuto aumenti esponenziali dell’utile: a spese dei cittadini? Perché vanta ancora riscossioni per 50 milioni di euro?» Sul restyling della zona mare: «Si va sempre su viale Trieste, si guardi all’interno della città».
Fabrizio Pazzaglia (M5S): «Noi difendiamo un servizio interamente pubblico ed efficiente. Questa è svendita del bene comune: si vuole monetizzare. Non ci sono altre priorità rispetto agli arredi alla Palla di Pomodoro? Decidano i cittadini». Silvia D’Emidio (M5S): «Chi venderebbe un pezzo di casa per rifare il salotto? Non un buon padre di famiglia che pensa al futuro dei figli. Se fossimo stati noi al governo, non avremmo preso in considerazione l’operazione neppure per un attimo. Specie dopo il referndum del 2011. E’ un passo verso la privatizzazione». Roberta Crescentini (Siamo Pesaro): «Verificheremo che i contratti di servizio tutelino i cittadini. Ci sono sempre più distacchi di acqua e gas per morosità. Si guardi ai consumi energetici». Disaccordo sulla destinazione: «Potevano essere fatte altre scelte».
Matteo Ricci prima presenta un emendamento che inserisce anche il centro storico come possibilità d’intervento (voto contrario dei 5Stelle, centrodestra a favore, ndr). Poi sottolinea: «La situazione generale dei Comuni è drammatica: l’Anci ha chiesto un decreto urgente per gli enti locali. Con il nostro bilancio dobbiamo intervenire sui piccoli lavori. Sul resto dobbiamo intercettare risorse extra. Accendere i mutui? Chi parla così ha sbagliato epoca. Semmai, si devono chiudere». Sulla destinazione: «L’opposizione ha fatto del degrado del lungomare il suo cavallo di battaglia. Adesso si oppone e dice il contrario? E’ uno sforzo per ristrutturare l’economia della città. Sul turismo ci sono potenzialità che dobbiamo stimolare: non risolviamo tutti i problemi, ma andiamo nella direzione giusta». Su Mms: «La politica nazionale spinge per l’aggregazione di grandi società. Il momento è adesso: facciamo ora l’operazione, altrimenti in futuro non sarà possibile. La maggioranza rimane agli enti locali, i patti parasociali parlano chiaro. Hera gigante cattivo? Tra i 4 grandi gruppi è quello più affidabile verso il pubblico. Chiedete al sindaco di Imola, o ai Comuni emiliani che sono i suoi principali azionisti».
Bilancio. «Preventivo di sviluppo e sostegno ai più deboli. Sette milioni di tagli assorbiti senza aumentare le tasse e servizi sociali riconfermati. Faremo i concorsi per le maestre. In più, rimoduliamo e riduciamo le tariffe per i nidi nelle fasce medio-basse», rimarca Delle Noci sul bilancio di previsione 2015. «Siamo il primo Comune delle Marche a fare il bilancio. I conti? Quadrano con spending review interna e risparmi sul costo del personale. Intervenendo sulla gestione del turn-over e sul numero dei dirigenti, passati da 18 a 10, con economie di 250mila euro all’anno». Giù anche il debito: «Nel 2010 era di 605 euro pro capite, nel 2014 raggiungiamo 419 euro. Proseguiremo». Resta un avanzo di 18 milioni, «che contiamo di ampliare in senso positivo nel prossimo consuntivo. L’Unione dei Comuni sarà importante per sbloccare dal patto questi soldi su manutenzioni e investimenti». Sui quali, «direttamente o indirettamente, tramite le società, mettiamo nel preventivo dieci milioni di euro. Tra cui tre milioni e mezzo per le strade: il doppio del 2014. Più un milione e 200mila euro per la ristrutturazione del vecchio palas». Virata sul ‘Riparti Pesaro’, («detassazione per tre anni alle nuove imprese; riduzione del 50 per cento degli oneri di urbanizzazione per risparmio energetico e abbattimento barriere architettoniche» e sul rinnovo dei 250mila euro per il fondo anticrisi. Suddivisi così: «Per agevolazioni su affitto e bollette 150mila euro, con un massimale di 1250 euro a famiglia. Gli altri 100mila stanziati per il lavoro, con il bando “C’è posto per te”, in uscita alla fine di marzo».
Tasse. «Nessun aumento di imposte e blocco delle tariffe per servizi», è la linea della giunta, che Delle Noci sintetizza così: «Confermata l’aliquota Tasi all’1.9 per mille. Prevista la detrazione di 200 euro per i redditi inferiori a 12mila euro Isee. Significa che il 98 per cento sotto questa soglia non pagherà la Tasi. A meno che non viva in una villa. Invariata l’aliquota Imu, così come le voci pubblicità e Tosap». L’addizionale Irpef? Non sarà ritoccata. Siamo l’unico Comune capoluogo allo 0.6 per cento fino a 28mila euro di redditi. A Pesaro 3 su 4 sono sotto il tetto. Le tariffe dei servizi erogati dal Comune? Non saranno rimodulate verso l’alto, non applicheremo neppure il fisiologico adeguamento Istat. Un segno di vicinanza verso chi è in difficoltà». Dentro l’Imu anche l’operazione “affitto facile”: «Con i canoni concordati per le attività economiche, per il locatore ci sarà il 30 per cento di riduzione dell’Imu: così stimoleremo il commercio».
Sanità. «Il nodo principale resta quello sul budget, a cui si ricollegano anche i problemi organizzativi. La mancanza di risorse riguarda anche l’Asur. Se si crede nell’integrazione, servono i fondi per il funzionamento. Così non si può andare avanti: serve un’inversione di tendenza. Così come è necessario credere nell’ospedale unico, perché altrimenti parte dei problemi organizzativi e logistici sono destinati a riprodursi. Su questo ci confronteremo con la nuova Regione». Lo dice in apertura Matteo Ricci, rispondendo a un’interrogazione di Remo Giacchi (Fi). Sull’organizzazione: «Si è deciso di mantenere l’emergenza a Pesaro, il ‘day surgery’ a Fano. Il tema del trasporto resta un problema vero: si sta pensando di organizzare un servizio di navetta per le persone più disagiate. Ma ripeto: se si scommette su Marche Nord, è indispensabile assegnare i fondi all’azienda. Continueremo la battaglia». Secondo Giacchi, bisogna «tenere fuori il tema dalla polemica politica. Vero che le risorse sono poche, ma il taglio vede una decurtazione per le Marche di 100 milioni. L’ospedale unico? Non vedrà la luce prima di 30 anni. Tra Pesaro e Fano deve nascere un’alleanza. E all’interno di Marche nord ci deve essere una ristrutturazione del progetto organizzativo».