Fano, 22 febbraio 2020 – Ultimi giorni di prove per Il Guitto che lunedì 24 febbraio alle 21.15 salirà sul palco del Politeama per la prima di Cianfrusaglia 2020. La rassegna teatrale in dialetto fanese è pronta a fare il suo debutto per il 16esimo consecutivo e l’onore spetta alla compagnia di Rosciano, che con la solita ironia e simpatia, racconterà le vicissitudini di svariati personaggi che, per una serie di circostanze si ritrovano in un bar. Ma non un bar qualsiasi, bensì “El bar sota Mungiov”, ovvero il Bar sotto Montegiove.
E’ questo il titolo della commedia in due atti di Stefano e Alice Guidi per la regia di Alice Guidi, ambientata in un bar realmente esistito fino agli 70 a Rosciano, in uno stabile attualmente utilizzato in parte dalla compagnia come sala prove.
Le prevendite per lo spettacolo di lunedì stanno andando a gonfie vele (il botteghino è aperto sabato e domenica dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 19 e lunedì dalle 16 fino all’inizio dello spettacolo), merito questo di una compagnia sulla breccia da 42 anni e che col tempo è stata in grado di far avvicinare al vernacolo fanese tanti giovani, poi rimasti nel cast.
14 gli attori impegnati ne El Bar sota Mungiòv: Stefano Bernacchia, Daniele Bonci, Christian Cursini, Matteo Eusebi, Rebecca Giacomelli, Fernando Guidi, Filippo Guidi, Irene Guidi, Vittoria Lettieri, Mariella Longarini, Florindo Piccini, Enrico Roberti, Nicoletta Roberti, Giorgia Vegliò.
A curare le scenografie sono invece stati Ivan Belacchi, Claudio Cursini, Christian Cursini, Faele Giacomelli, Florindo Piccini. Costumi: Angela Lettieri, Vittoria Lettieri, Mariella Longarini, Emanuela Scarpetti, Annalisa Talevi.
Alla regia, ad occuparsi di suono e luci, ci saranno Emanuele Bracci, Lorenzo Borione, Thomas Cursini e Leonardo Guidi mentre foto e logistica sono curate da Giuseppe Mazzi e Fiorenzo Rupoli.
Il testo è ispirato a lavori di Stefano Benni e Achille Campanile, due autori dalla grande vena comica, adattati in dialetto, rivisitati e riletti in chiave moderna con un leggero sapore vintage e restituiti al pubblico come se fossero una storia unica grazie anche al contribuito di Luigi Cicoli.
“Un bar – spiega la regista – può essere tante cose messe insieme. È un luogo in cui ti puoi rifocillare, anche solo per pochi minuti, il tempo di un caffè. Ma è anche un posto familiare, dove sai di poter incontrare facce amiche e scambiare quattro chiacchiere con qualcuno. Per alcuni diventa addirittura una seconda casa. In un epoca sempre più digitalizzata, il bar rimane ancora un baluardo di aggregazione tra persone, in cui si incontrano e, perché no, a volte scontrano umanità diverse da loro. Da questo siamo partiti per costruire il nostro spettacolo: un bar che accoglie personaggi buffi, strani, a volte grotteschi, ma allo stesso tempo realistici, tutti alle prese con i loro problemi quotidiani”.