MARCHE – “La maggioranza e il PD non hanno il coraggio di mettere la faccia sui 40.000 euro sprecati per attività di comunicazione per un referendum inutile e dannoso come quello di domenica prossima: per questo esce pubblicità a pagamento della Regione Marche senza che ci sia nemmeno un simbolo di riconoscimento istituzionale, per nascondere ai cittadini la verità. Senza dimenticare i 400 milioni di Euro che il referendum costerà ai cittadini italiani per il solo fatto del suo svolgimento”: così interviene il Capogruppo di Area Popolare Mirco Carloni, in vista dell’appuntamento referendario di domenica prossima e della pubblicazione della pubblicità a pagamento del Consiglio Regionale apparsa sui giornali locali “Il referendum è inutile, dannoso e costoso – prosegue Carloni – e il PD prende in giro i cittadini, presentandosi come partito di lotta e di governo. Ceriscioli è per il SI e Comi per il NO: su un tema così rilevante significa che Ceriscioli non rappresenta più il PD? La verità è che questo referendum non serve a nulla, se non ha mettere a rischio gli oltre 10.000 lavoratori che operano nel settore. Purtroppo questa presa in giro è anche uno spreco di risorse, perché l’organizzazione del referendum ci costa oltre 400 milioni di euro su scala nazionale. Per questo abbiamo sintetizzate queste ed altre ragioni in un decalogo per il “No al referendum: non andare a votare in una consultazione inutile, dannosa e costosa” che presentiamo ai cittadini delle Marche”. IL DECALOGO DELLE RAGIONI DEL “NO AL REFERENDUM: NON ANDARE A VOTARE IN UNA CONSULTAZIONE INUTILE, DANNOSA E COSTOSA” 1.IL REFERENDUM E’ INUTILE E DANNOSO PER L’INTERESSE NAZIONALE. Dobbiamo sviluppare le energie rinnovabili, ma finché non crescono non possiamo abbandonare altre forme energetiche sicure, come l’estrazione del gas, ponendo in discussione la ricerca della maggiore autosufficienza energetica possibile, anche per non dipendere da altri Paesi. 2.LE RAGIONI DEL NO SONO SOSTENUTE DA PERSONAGGI AUTOREVOLI. Se un personaggio dalla storia autorevole come Romano Prodi dice che il referendum è un “suicidio nazionale”, e se sposano le ragioni del NO anche molti altri personaggi provenienti anche dal mondo ambientalista, ad esempio Chicco Testa, significa che il referendum è veramente inutile e dannoso per il Paese. 3.IL REFERENDUM MINA SVILUPPO E OCCUPAZIONE. L’industria estrattiva energetica crea sviluppo, reddito e occupazione, diretta e indiretta: il si al referendum rischia di metterle in discussione. Ricordiamo che l’industria estrattiva energetica dà lavoro diretto a oltre 10.000 occupati, e versa nelle casse dello Stato oltre 800 milioni di tasse e 400 milioni di royalties. 4.IL REFERENDUM E’ UNO SPRECO DI RISORSE PUBBLICHE DI OLTRE 400 MILIONI DI EURO. In una fase di crisi come quella attuale, caratterizzata da tagli di servizi ai cittadini e crisi economica, è inaudito sprecare oltre 400 milioni di Euro per organizzare a livello nazionale una consultazione inutile e dannosa come questa 5.IL REFERENDUM CREA SPRECHI AGGIUNTIVI E INUTILI DI RISORSE PUBBLICHE: I 40.000 EURO DELLA REGIONE MARCHE PER LA COMUNICAZIONE. Il referendum è negativo anche perché alimenta ulteriori sprechi di fondi pubblici aggiuntivi a livello locale, come i 40.000 euro stanziati dalla maggioranza della Regione Marche per svolgere “attività di comunicazione” sulla consultazione, per paura di un grande flop di partecipazione. Quante sono le iniziative simili e non conosciute in tutta Italia? Quanto costano ai cittadini nel complesso? 6.IL REFERENDUM E’ UNA “PRESA IN GIRO” POLITICA. Il referendum è anche una grande presa in giro politica degli italiani: mentre 9 Regioni governate dal PD promuovono il referendum, il PD nazionale esprime una posizione politica di “astensione”, con il Governo che giustamente la conferma senza esprimersi. 7.RINNOVABILI SI, MA INSIEME AD ALTRE FONTI. Dire NO al referendum non significa non essere ambientalisti, vicini all’ambiente e alle sue esigenze di sostenibilità. Le energie rinnovabili debbono essere assolutamente sviluppate per raggiungere gli obiettivi della conferenza di Parigi per la riduzione del riscaldamento globale. Ma bisogna puntare sull’integrazione delle diverse fonti di produzione di energie, fino anche a che lo sviluppo delle rinnovabili, ancora molto indietro per l’ostacolo delle comunità locali, non consenta al Paese di ridurre e abbandonare le fonti energetiche più tradizionali. 8.E’ IN GIOCO L’AUTOSUFFICIENZA ENERGETICA DEL PAESE. E’ in gioco non solo una visione culturale sul modello di sviluppo, ma anche l’interesse nazionale concreto alla ricerca della maggiore autosufficienza energetica possibile. Il si al referendum fa aumentare la dipendenza energetica dell’Italia da altri Paesi, riducendo la nostra autonomia e capacità negoziale a livello europeo e internazionale. 9.L’ESTRAZIONE IN MARE E’ SICURA E CONTROLLATA. La tecnologia è evoluta a tal punto che non esistono problemi di sicurezza: qualcuno ricorda incidenti avvenuti nelle piattaforme estrattive in Italia? Non sono mai avvenuti incidenti proprio perché ci sono tanti soggetti pubblici e qualificati che controllano costantemente l’attività estrattiva: ad esempio, Capitanerie di Porto Istituto superiore di sanità, Asl, Ispra, Istituto nazionale di geologia e oceanogroafia, altre strutture dei ministeri competenti. 10.L’ATTIVITA’ ESTRATTIVA NON DANNEGGIA IL TURISMO. Le piattaforme estrattive sono lontane dalla costa e non impattano sul turismo locale: per il turismo locale è molto più negativo il “radicalismo ambientalista” che alimenta nei cittadini preoccupazioni che non hanno fondamenta e che li allontano dalle località turistiche.
e questo dice un Carloni che fa un sacco di favori ai suoi amici ma per il resto vuole che la gente comune rispetta le regole ? regole che lui in prima persona non prende in considerazione? ma va la ….
E a presentare il libro del tuo inutile amico quanto è costato alla comunità? Fate veramente schifo! Siete capaci di sputare su chiunque senza mai farvi un esame di coscienza! Braccia rubate all agricoltura!
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