FANO – “La Caritas è l’organismo pastorale costituito dalla Chiesa al fine di promuovere la testimonianza della carità della comunità in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica.” Queste le parole del Direttore, Angiolo Farneti.
“La missione centrale di Caritas è quindi il supporto educativo alla comunità con parole e fatti concreti. Caritas cerca continuamente di porsi come incubatore di idee e di azioni capaci di costruire esperienze di prossimità che possano educare alla carità. Tale intento pedagogico coinvolge tutti, ad ogni età, e acquista una forza particolare quando è rivolto a chi vive quell’età della vita in cui è più pressante il desiderio di mettersi in gioco, di donarsi, di sognare e di sperare.”
“La Caritas, che è mente- cuore- mani, trova nei giovani una risorsa importante e degli interlocutori privilegiati per un intervento educativo che coinvolga tutte le dimensioni dell’essere umano. Di fronte alla loro vitalità che cerca nuovi canali per immergersi in esperienze di servizio, Caritas cerca di valorizzare le porte di ingresso al volontariato e anche di accompagnare i giovani nel vivere modalità inedite di servizio e condivisione, che facciano toccare loro con mano situazioni di esclusione sociale e di povertà e che li portino a maturare stili di vita più solidali, inclusivi e consapevoli. “
“Da anni la Caritas di Fano propone ai giovani (circa 10.000 in diocesi) esperienze di volontariato (es. Mensa), un anno di Servizio Civile (Centro di ascolto, Sala della pace, oratori), il progetto Policoro e tirocini formativi di orientamento al lavoro. È importante che i giovani crescano nella sensibilità caritativa e diventino sempre più protagonisti dell’animazione della carità. Del resto la dimensione della carità è fondamentale per vivere la fede cristiana: essa, mettendoci in relazione con gli altri, soprattutto con i più fragili, ci aiuta a capire meglio chi siamo e per chi siamo: ha quindi anche una valenza vocazionale. La carità orienta il nostro giudizio, ci cambia, ci consente finalmente di essere noi stessi e insieme di essere totalmente dalla parte di Dio, che è amore. “
“A maggior ragione in questo tempo durante il quale, come ha sottolineato più volte lo stesso papa Francesco, siamo chiamati a lasciare cadere ciò che è superfluo e ad abbracciare ciò che conta veramente, vale a dire l’amore per il Signore e per il prossimo, capace di dare senso anche ai periodi della storia che sembrano non averne, come quello che stiamo attraversando. Non sappiamo bene quali sono e come rispondere ai bisogni, desideri e attese dei giovani, specialmente dopo questo periodo di pandemia, e tale conoscenza è un po’ l’oggetto di questa ricerca. Tuttavia una cosa è certa: la Caritas diocesana sarà sempre disponibile ad ascoltare e rispondere per quanto possibile ai loro bisogni e anche a sostenere e ad accompagnare quei giovani che desiderano spendersi a favore del prossimo, immaginando e sperimentando insieme nuove strade da percorrere. Grazie! “
Dott.sa Giada Bellucci – operatrice Caritas
“Vi ringraziamo di essere qui con noi. Abbiamo convocato questa conferenza stampa per presentare un questionario di ricerca sulla condizione dei giovani durante e dopo la pandemia, creato anche grazie alla collaborazione con pastorale giovanile e ufficio catechistico della Diocesi.
Questa ricerca è parte del progetto dal titolo “Costruttori di ponti e di speranze”, che ha l’obiettivo molto alto di conoscere, scoprire e censire i bisogni e le risorse dei territori della diocesi per poi connetterli e condividerli e che negli ultimi due anni ci ha portato a visitare concretamente il territorio per raccogliere di persona (lockdown permettendo) i dati e le testimonianze.
Per aumentare e rendere efficace la nostra capacità di lettura dei bisogni abbiamo deciso di intraprendere ora anche la strada della ricerca scientifica facendoci aiutare da degli esperti.
Caritas ha sviluppato negli anni uno sguardo attento sui giovani attraverso l’opportunità del servizio civile. Grazie anche a questa esperienza oggi possiamo dire che i giovani sono tra le categorie a più alto rischio di fragilità. Nei nostri servizi abbiamo percepito la presenza dell’eredità della povertà dai genitori ai figli e dei sempre maggiori disagi che si vanno moltiplicando, ma questa esperienza va sostenuta dai dati per aumentarne la dignità e compiere scelte significative e incisive. L’urgenza di una rinnovata lettura dei bisogni è sostenuta anche dal cambiamento d’epoca avviato proprio dalla pandemia.
Le nuove conoscenze che emergeranno dall’indagine ci permetteranno di orientare l’agire e le nostre risposte, nell’ottica di realizzare progetti concreti.
In questo momento storico molti si sono sentiti come sospesi su un abisso di incertezze. Questo ci spinge ancora di più a cercare risposte alla condizione di fragilità che abbiamo davanti. In questa ricerca ci viene in aiuto la descrizione fatta nel racconto di “la città di Ottavia” di Italo Calvino. In questa città immaginaria, gli abitanti vivono e si aggrappano a ciò che li unisce, ovvero delle corde, che legano i vari punti della città e creano relazione. Tutto è appeso a queste corde. Nel racconto viene definita città-ragnatela. La mancanza, il vuoto, viene vissuto dalla comunità abitandolo, senza sottrarsi o combattendo, ma attraversando con consapevolezza, sostenuti dalle relazioni-corde, riconoscendo le fragilità.
Anche in nome e in virtù dei legami che abbiamo costruito nel tempo, abbiamo invitato diverse associazioni a questa conferenza stampa e le ringraziamo tutte di cuore. I risultati del questionario presentato oggi saranno poi condivisi e messi a disposizione anche nella prospettiva di maggiori collaborazioni future.”
Dott. Nico Bazzoli – ricercatore Università degli Studi “Carlo Bo” di Urbino
“Vorrei in primo luogo ringraziare la caritas per l’attenzione che dedica ai giovani, testimoniata tanto dalle attività che porta avanti da tempo e con costanza quanto dalle intenzioni e dai risvolti pratici riferiti al progetto di cui siamo a parlare oggi. In varie occasioni mi è capitato di interfacciarmi con gli aspetti legati alla condizione giovanile e alle politiche di intervento dedicate a questa specifica categoria. I giovani, siano essi definiti in termini di età, di propensioni, di fase nel ciclo di vita o di legami di (in)dipendenza, sono una categoria a cui viene spesso volto lo sguardo per diverse ragioni. Da una parte, perché ovviamente rappresentano il futuro, essendo le generazioni alle quali lasceremo il nostro mondo e la possibilità di cambiarlo e migliorarlo mettendo in gioco le loro risorse ed energie. Dall’altra, perché costituiscono una parte di popolazione interessata da vulnerabilità di vario tipo: siano esse educative, economiche o più specificamente di tipo relazionale. In generale, potremmo dire che i giovani sono una categoria dotata di bisogni particolari, talvolta più semplici, altre volte molto più complessi di quelli del mondo degli adulti. Ed è proprio dall’ascolto di questi bisogni, dalla comprensione di quelle che sono le loro aspettative, i loro desideri e le loro richieste che si possono creare le condizioni per strutturare interventi mirati e rispondenti alla domanda di servizi, di opportunità e di relazioni che proviene dal mondo giovanile. Questo rappresenta certamente un obiettivo a cui tende il progetto, ovvero quello di censire i bisogni per orientare e volendo anche programmare gli interventi. Al tempo stesso vi è però un obiettivo forse anche più ambizioso, che è quello di approfondire le sfumature della condizione, o meglio delle molteplici condizioni sociali in cui versano i giovani. Questo significa comprendere quale sia il loro rapporto con il mondo del lavoro, con il benessere economico e con il territorio, al fine di disvelare i meccanismi di dipendenza intergenerazionale, le forme di povertà/ricchezza economica e relazionale, oltre alle percezioni che contribuiscono a conformare le loro scelte e azioni quotidiane.
Sempre più spesso sentiamo parlare di giovani e ci capita di imbatterci in rappresentazioni non sempre qualificanti. Talvolta queste rappresentazioni mirano a colpevolizzare questa categoria. Penso alle volte che sentiamo parlare di fannulloni, di viziati, o di quanto siano incapaci di scegliere una propria strada. Questi modi di vedere i giovani hanno una tale risonanza che a volte finiscono addirittura per essere assimilati dai giovani stessi, i quali finiscono per guardarsi con le stesse lenti svalutanti a loro riservate, con tutte le implicazioni psicologiche e sociali che questo può comportare. Andando però a parlare con i giovani, entrando in contatto con loro, si scopre spesso un universo diverso, fatto di desideri e voglia di impegnarsi che si scontrano con vincoli di vario ordine. In particolare, è lo svantaggio intergenerazionale a costituire il principale scoglio. Uno svantaggio evidente rispetto agli adulti sotto il profilo occupazionale, quello reddituale e contrattuale, ma per certi versi anche culturale, che finisce per conformare la realtà vissuta dai giovani e con essa tanto il loro livello di impegno politico e civile quanto le loro scelte migratorie.
Focalizzandoci sugli elementi fin qui menzionati abbiamo pensato di impostare uno strumento di rilevazione che sia in grado di fornire dei dati rispetto alla condizione dei giovani del territorio, grazie ai quali sarà possibile analizzare diversi aspetti, approfondirli nelle loro dinamiche e valutarne i mutamenti in seguito allo scoppio della pandemia. L’emergenza sanitaria nella quale ci troviamo è un processo sicuramente capace di far emergere nuove fragilità che devono essere comprese in termini di magnitudo e diffusione. Al tempo stesso, la pandemia, come ci insegna la sociologia dei disastri, è un fattore di accelerazione dei processi sociali esistenti e in particolar modo delle condizioni di vulnerabilità. Dunque il questionario avrà sia un fine dedicato alla fotografia della situazione, sia uno dedicato all’indagare la sua evoluzione rispetto a un “prima”.
Si tratterà di un questionario somministrato online attraverso varie tecniche e canali. Il territorio di riferimento è quello diocesano e dunque ci sarà anche la possibilità di rilevare differenze territoriali nei bisogni della popolazione giovanile. Entrando nello specifico dello strumento di rilevazione, va evidenziato come questo sia composto di più parti. Una prima parte di informazioni socio-anagrafiche che ci faccia comprendere le caratteristiche principali dei rispondenti. Una seconda parte che indaga la condizione occupazionale ed economica, con specifici focus sulla soddisfazione rispetto al lavoro e sul lavoro desiderato. Una terza parte maggiormente incentrata sul rapporto con il territorio e le abitudini sociali, in cui si riserva importanza alla mappatura di cosa manca nei vari comuni di appartenenza e alla percezione del proprio contesto di vita. Muovendo da questi aspetti, si passa a come le percezioni possano influire sulle scelte migratorie e in particolare sulla propensione a restare nel territorio o ad andarsene alla ricerca di diverse condizioni e opportunità. Una parte specifica è infine dedicata al capitale sociale e alla valutazione della fiducia interpersonale e delle reti relazionali.
In tutto questo cercheremo non solo di ascoltare ma anche di dare voce ai giovani. Alcune domande del questionario hanno proprio questa finalità e sono orientate a comprendere su quali aspetti sia necessario puntare per sostenere attivamente i giovani del territorio. Si cercherà quindi di raccogliere spunti e suggerimenti che possano indirizzare l’operato della caritas e al tempo stesso fornire indicazioni anche ad alti enti, istituzioni e associazioni che operano a vari livelli nel contesto di riferimento.”
Ilenia Maracci – operatrice Caritas
“Il questionario sarà disponibile esclusivamente online e compilabile a partire da oggi, martedì 13 luglio, fino a lunedì 30 agosto.
Possono compilare il questionario i giovani dai 14 ai 35 anni, residenti nei comuni compresi nei limiti del territorio della diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola.
Il link per accedere al questionario è: https://survey.uniurb.it/index.php/419159?lang=it
e sarà inoltre disponibile sul sito caritasfano.it, nella pagina Facebook “Sala della Pace – Caritas Fano” e sull’account Instagram “caritasfano”.
Per maggiori informazioni potete contattarci via mail a info@caritasfano.it; o ai nostri numeri telefonici (tel. 0721/828830; cell. 338 6621295).
Chiediamo a tutte le realtà del territorio presenti e non, che sono a contatto con i giovani, di diffondere e promuovere il questionario nei loro siti e canali social.
Caritas metterà a disposizione i risultati dello studio a coloro che sono interessati e ci aiuteranno nella diffusione per tentare di rispondere con azioni concrete ai bisogni che ne emergeranno.”