PESARO – La Guardia di Finanza di Pesaro ha concluso una lunga e complessa attività di indagine rientrante tra i principali obiettivi strategici del Corpo, in particolare il costante contrasto agli illeciti in materia di spesa pubblica, avverso quei fenomeni che alterano, a qualsiasi titolo, la corretta gestione delle risorse pubbliche e che incidono sul regolare andamento della Pubblica Amministrazione.
L’attività in parola ha interessato le condotte illecite perpetrate dall’ex Direttore Provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Pesaro-Urbino, nel breve periodo di reggenza dell’Ufficio pesarese concluso nell’anno 2017 con l’arresto dello stesso per fatti analoghi, commessi nel precedente incarico in provincia di Venezia.
All’epoca, le fiamme gialle pesaresi, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, stavano già sviluppando delle notizie in ordine a possibili fatti concussivi e/o corruttivi perpetrati da parte del citato funzionario e, a seguito della rivelazione dell’attività di indagine veneziana, sono stati acquisiti gli atti per poterne esaminare il contenuto e verificare le informazioni già in possesso degli investigatori pesaresi, relativamente alle condotte illecite compiute durante l’incarico marchigiano del citato dirigente.
Dagli elementi info-investigativi acquisiti, è parso subito evidente l’atteggiamento dell’alto dirigente nell’adoperarsi, appena giunto dalla sede di Pesaro, nell’intessere rapporti con autorità locali, professionisti e imprenditori del territorio, adottando modalità confidenziali e finalizzate ad ottenere favori personali.
L’attività di indagine dei militari del Nucleo PEF si è concentrata quindi su alcuni episodi inerenti agli accertamenti fiscali in corso, ritenuti “critici” poiché risultavano conclusi mediante l’opzione di istituti deflattivi particolarmente vantaggiosi per i contribuenti interessati, alcuni dei quali hanno comportato un notevole abbattimento di base imponibile, risparmio di imposte e sanzioni in danno all’Erario.
L’attività investigativa di ricostruzione degli episodi illeciti si è rivelata piuttosto complessa ed è stata effettuata con la proficua e stretta sinergia dell’Audit Centrale dell’Agenzia delle Entrate, che ha consentito di restringere il campo e concentrare le indagini sulle pratiche più anomale e risultate poi esser concluse con atti illegittimi.
Fattor comune dei casi attenzionati è stato riscontrare che, in concomitanza o comunque nella fase di definizione degli accertamenti individuati, l’ex Direttore ha sempre avanzato richieste di carattere personale agli imprenditori e/o ai loro consulenti, integrando le condotte di cui all’art. 319 quater c.p. “induzione indebita a dare o promettere utilità”.
Questo reato, che prevede anche la punizione del soggetto passivo, sebbene con una pena più mite, si distingue dalla concussione in quanto il pubblico funzionario esercita una pressione morale “lieve” sulla libertà di autodeterminazione del destinatario, il quale avanti a una scelta discretamente libera, sceglie di accettare la richiesta della prestazione non dovuta, allettato dalla prospettiva di un profitto personale futuro o attuale.
Le richieste dell’ex Direttore si sono concretizzate, prevalentemente, nel far ottenere o promettere assunzioni lavorative – molte delle quali concluse con l’ottenimento del posto di lavoro o del contratto di collaborazione – alla figlia, alla compagna e al nipote di quest’ultima, garantendo forti abbattimenti di base imponibile o di imposta, con la redazione di atti illegittimi di conciliazione e/o la creazione di rapporti privilegiati di confidenza e amicizia, lasciando intendere prospettive di futuri favori e utilità.
Le controparti resisi disponibili a soddisfare le predette richieste sono stati, per conto di aziende con sede nella competenza della Direzione Provinciale delle Entrate di Pesaro Urbino, gli amministratori o consulenti delle stesse, molti dei quali residenti in altre province della Marche e in Campania, ma tutti con evidenti interessi a procurarsi rapporti privilegiati con un così alto funzionario, dalle molteplici e spesso prestigiose conoscenze in varie zone di Italia. Giova specificare che il dirigente pubblico ha sempre operato personalmente nella cura dei propri interessi e non è stato riscontrato il coinvolgimento di altri funzionari dell’Agenzia.
Al termine della complessiva attività investigativa è stato possibile quantificare che le condotte degli indagati hanno generato una sottrazione di circa 1,2 milioni di euro di base imponibile dagli accertamenti fiscali e di 480.000 euro tra imposte, sanzioni e interessi alle Casse dello Stato. Gli esiti delle indagini sono stati inoltre trasmessi alla Procura Regionale della Corte dei Conti di Ancona per i profili attinenti il danno erariale da attribuire in capo all’ex Direttore Provinciale, ora in pensione.