FANO – “Un tema dimenticato da tutti: i malati di Alzheimer. Si calcola che le famiglie fanesi toccate da questa malattia terribile siano più di 1200; il morbo di Alzheimer è una malattia in rapido incremento nella nostra società, che colpisce non solo anziani ma anche persone di età media; una malattia invalidante, che coinvolge duramente le famiglie dei malati, creando gravi disagi sia psicologici sia economici per la necessità di dover assistere i malati con una presenza continua; disagi resi ancor più difficili dal particolare momento di crisi che stiamo vivendo, in cui sono sempre meno le famiglie che possono permettersi di pagare una badante.
Prima del Covid19 il Centro Margherita di Fano, una eccellenza del nostro territorio, accoglieva 90 ospiti affetti da morbo di Alzheimer di varia età (cioè non esclusivamente anziani), fornendo non solo un sostegno alle famiglie ma soprattutto una attività di riabilitazione in grado di limitare gli effetti devastanti della malattia.
A causa delle norme di distanziamento previste per l’attuale Fase 2, oggi il Centro è tenuto a diminuire il numero degli utenti (da 90 a 40) e, al contempo, è obbligato a quadruplicare il numero di operatori, con la conseguenza di dover aumentare in maniera sostanziosa (fino a quattro volte il vecchio importo) le rette pagate dalle famiglie. Sarebbe pertanto necessaria una modifica della convenzione economica tra la cooperativa che gestisce il centro (Labirinto) e il servizio sanitario della Regione Marche, nella quale dovrebbero essere rimodulati gli importi dei finanziamenti corrisposti dall’Ente pubblico, per dar seguito alle inevitabili modifiche organizzative previste dalle linee-guida regionali utili a garantire la sicurezza sanitaria. Solo una tale modifica alla convenzione economica potrebbe alleggerire il contributo delle famiglie, riportandolo ai livelli pre-Covid, e potrebbe permettere al Centro Margherita di riaprire e agli operatori sanitari di riprendere il loro lavoro.
Eppure le settimane passano, il grido di aiuto delle famiglie si fa sempre più incessante, gli operatori sono sempre più preoccupati, ma ancora non è stato fatto nessun passo avanti. Con la conseguenza che il centro rimane chiuso, 90 anziani rimangono senza assistenza, 90 famiglie vivono in un limbo di incertezza che sembra non finire mai, e gli operatori del Centro, che con tanta professionalità hanno fatto crescere la qualità del servizio in questi anni, oggi non possono tornare alla loro professione, costretti a vivere solo di cassa integrazione che tra qualche settimana finirà.
Tutto ciò accade nel silenzio assordante di una classe politica miope e disattenta alle reali necessità della gente, con la maggioranza regionale di centrosinistra sempre pronta ad usare la frase “la persona al centro“ come slogan elettorale di facile impatto emotivo, ma in grande difficoltà quando si tratti di dare a tale frase una realizzazione concreta.
Nella realtà dei fatti la Fase2 del post-Covid ha messo in evidenza i limiti di un sistema sociale sempre più attento alla necessità del risparmio economico piuttosto che alla tutela dei diritti inviolabili dei malati e delle persone con fragilità.
Le persone che hanno maggiormente pagato per le conseguenze del Covid19 sono sicuramente gli anziani, i malati e le loro famiglie, prima per gli effetti devastanti della malattia, ora per l’impossibilità di riprendere una vita normale. Il Covid19 ha reso sempre più fragili le fasce deboli della nostra comunità, privando anziani, disabili, malati del diritto fondamentale alla salute, un diritto essenziale, il cui mancato esercizio si configura come grave violazione penale, nella fattispecie dell’omissione di atti d’ufficio. E qualche famiglia è già passata alle vie legali”.
LUCIA TARSI – FANOCITTAIDEALE