PESARO – Poche certezze, in questo primo squarcio di 2020. Come è andato il primo trimestre dell’anno, da un punto di vista finanziario ed economico. L’Europa ed il mondo sembrano regrediti e quella che stiamo vivendo è probabilmente la peste del nostro secolo, pari alla omonima pandemia che tra la fine del Trecento e la prima metà del 1400 decimò la popolazione europea. Come è stato possibile, secoli e secoli dopo, ricadere nella stessa, silenziosa ed invisibile, trappola?
Le risposte sono variegate: le tragedie dell’umanità hanno tutte le stesse motivazioni, e le reazioni ad esse sono grossomodo simili. L’Europa del 1300 veniva da un periodo di boom e urbanizzazione, uno sviluppo economico tanto potente quanto fragile che, a fine secolo, creò un blocco nel sistema. Igiene per nulla garantito, scarse e precarie condizioni di salute, guerre e epidemie dilaniarono il Vecchio Continente che, appunto, ricevette la mazzata finale dalla peste. Mentre si tentavano soluzioni, però, il mondo progrediva: la scienza e la medicina fecero passi da gigante, da lì a poco la rivoluzione scientifica avrebbe cambiato la visione del mondo e l’uomo avrebbe vinto altre, fondamentali sfide.
Oggi come allora la situazione non è molto diversa: il nuovo Coronavirus ha spazzato via parecchie certezze ma ha trovato ad attenderlo un mondo tutto sommato pronto: dal punto di vista sanitario, economico e finanziario. Quanto sarebbe stata più grave, la situazione, se la pandemia fosse scoppiata nel 2008? D’altronde le crisi sono dei blocchi enormi ma, quando superati, nascondono sorprese ed opportunità. Dunque per il mondo, questo 2020, sarà un motivo valido per migliorarsi.
La certezza, da un punto di vista economico e finanziario, è una: il Covid-19 ha chiuso un’era, quella dell’ultimo decennio, senza precedenti in termine di espansione di mercato. Ora è tempo di recessione: ma quanto durerà, quanto sarà dura? Arduo e difficile rispondere alla prima domanda, laddove entrano in gioco altre dinamiche legate al mondo della medicina, della sociologia, della politica. Sulla seconda ci sono più certezze: sarà recessione severa che porterà ad un calo a due cifre dell’attività economica, sia dal punto di vista della produzione industriale sia sul fronte del Pil nel primo semestre dell’anno. Prospettiva accettata dai mercati, che hanno registrato le performance più negative di sempre ad una velocità impressionate. Normale, in tempi di paura e di fronte ad una emergenza impossibile da gestire. I mercati hanno vissuto una fase di impasse a marzo, ma due mesi dopo le prime quarantene è cominciata una lenta ripresa. Favorita di certo dalla discesa in campo della politica e dei carichi pesanti, per evitare i dissanguamenti del 2008. Ciò è successo tanto in Europa tanto nel mondo, dal momento che le manovre politiche serviranno ad evitare una contrazione infinita dell’economia, gettando anche le basi per i mesi successivi. Sul fronte dei rischi il modello da seguire sarà probabilmente la Cina.
L’ultimo trimestre dei mercati ha visto più bassi che alti. Già le stime per questo 2020 erano in ribasso rispetto al 2019, soprattutto per le valutazioni azionarie. Oggi la correzione di mercato ha creato un riprezzamento veloce delle valutazioni di lungo termine e quindi ha riposizionato le aspettative di crescita nel lungo termine. Ciò ha prodotto indubbi vantaggi: ad esempio la revisione al ribasso delle aspettative sugli utili ha riguardato oltre l’80% delle aziende, in USA e in Europa. Secondo gli analisti l’80% di queste aziende performerà peggio delle aspettative in questo trimestre e nel successivo. Ancora: i mercati azionari potrebbero diventare ancora più economici e i prezzi, rispetto agli utili, sono scesi e ciò indica che il rapporto prezzo-utili è tornato ai livelli medi storici, dopo che ad inizio anno viaggiava su livelli molto più cari. Di conseguenza le valutazioni sono tornate a livelli più sostenibili, e i rendimenti dell’azionario offrono oggi buone prospettive, se paragonati a quelli dell’obbligazionario.
Tutte motivazioni, queste, che hanno ragion d’essere: il virus sarà sempre più controllato e, anche in caso di seconda ondata, sarà gestito meglio. Per gli investitori in grado di entrare sul mercato con liquidità fresca e un orizzonte temporale abbastanza lungo si aprono prospettive interessanti. Dunque, la ripresa nella seconda metà dell’anno sarà rapida, ma il momento esatto del suo avvio è imprevedibile.