PESARO – Sono anni che la Regione Marche non organizza i corsi di formazione per i medici da dedicare all’emergenza 118 ed i risultati di questa mancata programmazione determinano come effetto, nella nostra provincia, che in diverse postazioni territoriali le ambulanze intervengono in emergenze senza avere a bordo il medico.
Marotta, Fano, Sassocorvaro e Pergola non hanno organici sufficienti a garantire la copertura sulle 24 ore del medico presente sull’ambulanza ed anche l’ultimo bando pubblicato dall’Area Vasta n. 1 finalizzato all’assunzione dei medici è andato completamente deserto.
Cattiva programmazione? Scelte sbagliate? Conflitti professionali tra dirigenti? Sindrome da scaricabarile? Sta di fatto che la condizione di carenza dei medici del servizio di emergenza/urgenza è aggravata ulteriormente da scelte organizzative che riteniamo controproducenti rispetto all’obiettivo di avere a disposizione un servizio efficiente.
Infatti l’emergenza dovrebbe essere il punto di partenza nonché l’elemento di “qualità” della “cosiddetta” riforma sanitaria in discussione in Regione, perché dovrebbe garantire a tutti i cittadini del territorio provinciale ed in particolare a quelli dell’entroterra, la stessa risposta al proprio bisogno sanitario in modo uniforme ed efficace su tutto il territorio regionale.
Ad oggi tale uniformità di servizio è lontano dal realizzarsi, soprattutto per la nostra provincia, perché penalizzata nel numero dei mezzi di soccorso disponibili rispetto quelli individuati nelle delibere regionali, perché penalizzata numericamente sul personale tecnico di autista soccorritore ed ora anche sul personale medico.
Proprio in merito alle carenze del personale medico va aggiunto che l’Area Vasta ha deciso di modificare il sistema delle reperibilità, per cui ad esempio i medici di Pergola si vedranno essere reperibili per eventuali urgenze a Sassocorvaro oppure il medico di Marotta potrà essere chiamato ad intervenire in reperibilità a Montecchio.
Non dimentichiamo inoltre che i medici del 118 sono gli stessi che prestano servizio presso i Punti di primo intervento di Cagli, Fossombrone, Pergola e Sassocorvaro e quindi se ci sono carenze e turni scoperti a pagarne le conseguenze sono i medici delle strutture ospedaliere di riferimento e quindi tutta l’assistenza ad esse legate.
Sabato scorso il 118 di Pergola è rimasto senza medico per l’intero turno e Pergola è l’ospedale che dista più di tutti gli altri da un pronto soccorso. Se fosse capitata la necessità di trasferire urgentemente un paziente ricoverato oppure se la stessa ambulanza del 118 fosse stata chiamata ad intervenire per un cittadino con dolore al toracico a Frontone, cosa sarebbe successo? L’ambulanza con a bordo l’autista soccorritore e l’infermiere avrebbero dovuto portare il cittadino al Posto di Primo Intervento di Pergola, dove è presente solo il medico di turno, per stabilizzarlo e sarebbe dovuta intervenire l’ambulanza 118 di Marotta per trasferire il cittadino a Urbino, Fano o Pesaro. Considerando il fatto che nell’ambulanza di Marotta, che nelle delibere regionali è prevista solo con personale infermieristico, era in servizio un medico del 118 assegnato a Pergola.
A noi non sembra che tutto questo vada nella direzione di voler garantire un alto ed efficace sistema sanitario, probabilmente sbaglieremo, ma ad oggi chi avrebbe potuto smentirci cioè il presidente della Regione i dirigenti del servizio salute e dell’Asur marche a cui abbiamo più volte chiesto di incontrarci per sottolineare le condizioni in cui versa il servizio dell’emergenza/urgenza della nostra provincia, non hanno trovato ancora il tempo per confrontarsi con noi. Forse sono troppo impegnati a raggiungere gli obiettivi assegnati, di budget o altro.
Roberto Rossini
Segretario generale Fp Cgil Pesaro Urbino