“Mai più la guerra, spirale di lutto e di violenze; mai questa guerra nel Golfo Persico” (discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 16/1/1991).
In queste ore di grande pericolo vorrei ripetere con forza che la guerra non può essere un mezzo adeguato per risolvere completamente i problemi esistenti fra le nazioni: non lo è mai stato, non lo sarà mai. (discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 18/1/1991).
“Quando la guerra, come in questi giorni in Iraq, minaccia le sorti dell’umanità, è ancora più urgente proclamare, con voce forte e decisa, che solo la pace è la strada per costruire una società più giusta e solidale. Mai la violenza e le armi possono risolvere i problemi degli uomini. … Il pensiero delle vittime, delle distruzioni e delle sofferenze provocate dai conflitti armati arreca sempre profonda preoccupazione e grande dolore. Dovrebbe essere ormai chiaro a tutti che la guerra come strumento di risoluzione delle contese fra gli Stati è stata ripudiata, prima ancora che dalla carta delle nazioni Unite, dalla coscienza di gran parte dell’umanità. Il vasto movimento contemporaneo a favore della pace traduce questa convinzione di uomini di ogni continente e di ogni cultura. … A tutti viene ora chiesto l’impegno di lavorare e pregare affinché le guerre scompaiano dall’orizzonte dell’umanità”. … Io appartengo a quella generazione che ha vissuto la seconda Guerra Mondiale ed è sopravvissuta. Ho il dovere di dire a tutti i giovani, a quelli più giovani di me, che non hanno avuto quest’esperienza: “Mai più la guerra!”, come disse Paolo VI nella sua prima visita alle Nazioni Unite. … Chi decide che sono esauriti tutti i mezzi pacifici che il Diritto Internazionale mette a disposizione, si assume una grave responsabilità di fronte a Dio, alla sua coscienza e alla storia (Giovanni Paolo II° sulla guerra in Iraq, marzo 2003).
Queste parole di Giovanni Paolo II°, così chiare e forti, che Papa Francesco ha più volte ripreso e condiviso, le facciamo nostre in questo ennesimo tragico momento in cui l’Italia vuole entrare in guerra bombardando in Siria. Gli effetti tragici delle guerre in Somalia, Iraq, Afghanistan, Serbia e Libia sono sotto gli occhi di tutti: distruzione e morte di migliaia e migliaia di civili, rafforzamento del terrorismo internazionale, nascita dell’ISIS, esplosione dei rifugiati per guerra, fame e miseria.
Facciamo appello a tutte le forze vive della società, associazioni, movimenti, donne e uomini di buona volontà, sindacati, partiti, affinchè ciascuno nel proprio ruolo e responsabilità si opponga a questo ennesimo tragico errore e favorisca una soluzione negoziata attraverso l’ONU, che è l’unico organismo legittimato a decidere sulla questione siriana e più in generale sull’area del medio oriente e nord Africa.
“Solo l’Onu può decidere come fermare un aggressore. Dove c’è un’aggressione ingiusta posso solo dire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto, sottolineo il verbo fermare, non bombardare o fare la guerra. Una sola nazione non può giudicare come si ferma l’aggressione. Dopo la Seconda guerra mondiale questo compito è delle Nazioni Unite. Dobbiamo avere memoria di quante volte con questa scusa di fermare l’aggressione ingiusta le potenze si sono impadronite dei popoli e hanno fatto vere guerre di conquista” (Papa Francesco, agosto 2014).
Invitiamo parrocchie, associazioni, movimenti, persone di buona volontà, sindacati, partiti a firmare questo appello.
Caritas Diocesana / Sala della Pace
Ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale e il lavoro, la giustizia, la pace, la custodia del creato
CAL Consulta diocesana delle associazioni laicali
ACLI provinciale
M.I.R. Movimento Internazionale della Riconciliazione