FANO – Tutti conoscono questa struttura ubicata nel cuore della nostra riviera, tra l’affollatissima spiaggia della Sassonia, il porto e a 2 passi dal centro storico. Costruito con finanziamenti della provincia di Pesaro ed Urbino e del Comune di Fano su terreno demaniale, oggi la struttura come tutti sanno è pressoché chiusa e sottoutilizzata da anni. Il bene è nelle disponibilità dell’Università di Bologna e nello specifico del dipartimento di scienze biologiche, geologiche ed ambientali, per lo studio della biologia della pesca.
La giunta Aguzzi in questi anni non si è mai interrogata sul destino di questa struttura vedendola come un corpo estraneo nel nostro territorio, indifferenti verso un bene importante in disarmo che tra un po’ non sarà più riutilizzabile.
La prossima giunta, se guidata da Massimo Seri sindaco insieme al PD di Fano e agli alleati, cercherà immediatamente di salvare il bene, attivando un sano e propositivo confronto con l’ente universitario verificando l’auspicata riapertura ed ampliamento dei corsi universitari rivolti alla biologia della pesca e della sua filiera.
Un settore sempre più in difficoltà attorno al quale si muovono significativi finanziamenti anche a livello europeo per la ricerca e lo sviluppo del settore ittico dal punto di vista economico, turistico e anche ambientale. Un punto di riferimento dove valorizzare ed assistere le esperienze locali dell’associazionismo e dell’imprenditorialità alle prese con un mercato sempre più globalizzato ed in continuo mutamento. Un’ eccellenza nella ricerca e sperimentazione applicata in grado di portare benefici diretti anche ai consumatori, attraverso la qualificazione e la sicurezza alimentare dei prodotti della pesca.
All’interno dello stesso, sempre dentro un disegno che coinvolga istituzioni locali ed università, si potrebbero impiegare alcuni locali per realizzare il “museo della marineria fanese” che valorizzi il patrimonio storico culturale fatto di volontari, operatori, artigiani desiderosi di mettersi a disposizione di un progetto che darebbe lustro alla nostra storia secolare. Un museo che parta dal basso recuperando radici e tradizioni a favore delle nuove generazioni all’interno di uno schema finaziariamente sostenibile per le casse della nostra città che ruota intorno al volontariato e alla buona volontà.
Significativa sarebbe la ricaduta sul turismo, pensiamo al solo indotto scolastico con un bacino d’utenza almeno regionale, basti pensare che i nostri figli da Fano vanno in gita al museo del mare di Cesenatico (ironia della sorte). L’attrattiva sarebbe poi fruibile come detto dai numerosi turisti che frequentano la nostra riviera aiutando quindi un comparto che tutti sappiamo essere strategico per il futuro della nostra economia.
Inoltre incuria, abbandono, verde incolto che circonda la struttura rappresentano un biglietto da visita imbarazzante per l’immagine della nostra città, che deve oggi assolutamente riutilizzare al meglio questa struttura pagata dai contribuenti.
Massimo Seri – candidato Sindaco – Fare città.
Enrico Fumante – coordinatore circolo PD Fano centro mare
Massimo Seri si preoccupi di ricreare 800 posti di lavoro che ha bruciato bocciando da assessore provinciale apertura outlet in provincia e regalandolo a Rimini,
Invece di aprire sede-vetrine nel corso Matteotti visiti il centro dell’impiego di Fano con i suoi giovani disoccupati in fila grazie a lei
Ho letto l’interessante articolo “Un Museo della marineria fanese” pubblicato ieri nell’ambito di Occhio alla notizia.
E’ interessante che un candidato Sindaco esprima la sua proposta riguardo ad una struttura dell’Università di Bologna che opera a Fano dal 1939.
Non è una struttura in abbandono o da salvare dal momento che assolve ai suoi compiti di ricerca e didattica come tutte le strutture universitarie, ha un bilancio per ricerche di oltre 500.000 Euro all’anno e da lavoro a oltre 12 persone senza gravare sulle tasche dei contribuenti.
Nei compiti dell’Università degli Studi di Bologna non vi è quello di fare o mantenere un Museo della marineria ma, come per il passato, vi è l’attenzione dell’Università a tutte le proposte dell’Amministrazione Comunale. Un Museo, oltre ai costi di allestimento e mantenimento, ha dei costi per l’apertura al pubblico, per le pulizie e per spese generali.
Il Comune di Fano, la Provincia di Pesaro, la Regione Marche e la Cassa di Risparmio di Fano, insieme all’Università di Bologna hanno realizzato, oltre 20 anni fa, la sede del Laboratorio di Biologia Marina e Pesca: è un esempio di cosa si può fare in collaborazione. Dalla collaborazione dell’Università degli Studi di Bologna con la Direzione Generale Pesca Marittima e Acquacoltura del MiPAAF di Roma è stato possibile realizzare la nave da pesca scientifica ANDREA.
Mi risulta che altre Università a Fano hanno avuto ed hanno ancora rapporti di collaborazione con il Comune di Fano.
Vi è la disponibilità ad ascoltare e verificare tutte le proposte che portino ad una valorizzazione dell’attività dell’Università degli Studi di Bologna così come siamo disponibili a mostrare al candidato Sindaco, qualora voglia verificare, che non vi è incuria o abbandono ma siamo in un luogo di lavoro.
false speranze quelle degli outlet: prima gran polverone per le assunzioni e poi anonimi tagli al personale sostituito dalle casse automatiche. il posto giusto per gli outlet? i vari centri storici pressochè abbandonati: outlet open space.