CITTA’ DEL VATICANO – Cercate la verità, la bontà e la bellezza. E’ l’esortazione che Papa Francesco ha rivolto ai membri dell’associazione “Corallo” che riunisce le emittenti radio-televisive cattoliche italiane. Nel suo discorso, tutto a braccio, il Papa ha quindi messo in guardia dalla tentazione di clericalizzare i laici. Nella Chiesa, ha poi ribadito, nessuno deve sentirsi troppo piccolo, ognuno è importante. Il servizio di Alessandro Gisotti:
I comunicatori dovrebbero sempre cercare la verità, la bontà e la bellezza. Papa Francesco ha esordito così nel suo appassionato intervento a braccio che ha allargato l’orizzonte ben oltre i confini dei mass media. Il Pontefice ha messo in guardia dalle trappole che incontrano gli operatori delle comunicazioni:
“’Io penso, cerco la verità…’: stai attento a non diventare un intellettuale senza intelligenza. ‘Io vado, cerco la bontà…’: stai attento a non diventare un eticista senza bontà. ‘A me piace la bellezza…’: sì, ma stai attento a non fare quello che si fa spesso, ‘truccare’ la bellezza, cercare i cosmetici per fare una bellezza artificiale che non esiste. La verità, la bontà e la bellezza come vengono da Dio e sono nell’uomo. E questo è il lavoro dei media, il vostro”.
Nella Chiesa, ha poi soggiunto, “non c’è né grande né piccolo: ognuno ha la sua funzione”. Tutti siamo membri, ha detto, e anche i media di ispirazione cristiana, “che siano più grandi o più piccoli” rispondono alla “vocazione di servizio nella Chiesa”:
“Nessuno deve sentirsi piccolo, troppo piccolo rispetto ad un altro troppo grande. Tutti piccoli davanti a Dio, nell’umiltà cristiana, ma tutti abbiamo una funzione. Tutti! Come nella Chiesa… Io farei questa domanda: chi è più importante nella Chiesa? Il Papa o quella vecchietta che tutti i giorni prega il Rosario per la Chiesa? Che lo dica Dio: io non posso dirlo. Ma l’importanza è di ognuno in questa armonia, perché la Chiesa è l’armonia della diversità”.
Il Corpo di Cristo, ha ribadito, “è questa armonia della diversità, e quello che fa l’armonia è lo Spirito Santo”. Riferendosi poi all’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium si è soffermato sulla tentazione del clericalismo:
“E’ uno dei mali, è uno dei mali della Chiesa. Ma è un male ‘complice’, perché ai preti piace la tentazione di clericalizzare i laici, ma tanti laici, in ginocchio, chiedono di essere clericalizzati, perché è più comodo, è più comodo! E questo è un peccato a due mani! Dobbiamo vincere questa tentazione. Il laico dev’essere laico, battezzato, ha la forza che viene dal suo Battesimo”.
“Servitore”, dunque, “ma con la sua vocazione laicale” e questa “non si negozia” perché conta l’identità. “Tante volte – ha proseguito il Papa – ho sentito dire nella mia terra sacerdoti che volevano “fare diaconi” i laici. “E’ la proposta del prete, subito: clericalizzare”.
“Questo laico facciamolo… E perché? Perché è più importante il diacono, il prete, del laico? No! E’ questo lo sbaglio! E’ un buon laico? Che continui così e che cresca così. Perché ne va dell’identità dell’appartenenza cristiana, lì. Per me, il clericalismo impedisce la crescita del laico. Ma tenete presente quello che ho detto: è una tentazione complice fra i due. Perché non ci sarebbe il clericalismo se non ci fossero laici che vogliono essere clericalizzati”.
Papa Francesco è quindi ritornato a parlare dei “peccati dei media”. I più grossi, ha detto, “sono quelli che vanno sulla strada della bugia, della menzogna, e sono tre: la disinformazione, la calunnia e la diffamazione”:
“La calunnia è peccato mortale, ma si può chiarire e arrivare a conoscere che quella è una calunnia. La diffamazione è peccato mortale, ma si può arrivare a dire: questa è un’ingiustizia, perché questa persona ha fatto quella cosa in quel tempo, poi si è pentita, ha cambiato vita. Ma la disinformazione è dire la metà delle cose, quelle che sono per me più convenienti, e non dire l’altra metà. E così, quello che vede la tv o quello che sente la radio non può fare un giudizio perfetto, perché non ha gli elementi e non glieli danno. Da questi tre peccati, per favore, fuggite”.
Nel discorso consegnato e non pronunciato, Papa Francesco sottolinea che i media sono chiamati a dare attenzione alle tematiche importanti per la vita delle persone “non in maniera sensazionalistica, ma responsabile, con sincera passione per il bene comune e per la verità”. Spesso, rileva con rammarico, “nelle grandi emittenti questi temi sono affrontati senza il dovuto rispetto per le persone e per i valori in causa, in modo spettacolare”. Invece, è la sua esortazione, “è essenziale che nelle vostre trasmissioni si percepisca questo rispetto, che le storie umane non vanno mai strumentalizzate”. “Oggi – afferma ancora il Papa – c’è molto inquinamento, e anche il clima mediatico ha le sue forme di inquinamento, i suoi veleni”. La gente lo sa, prosegue il Papa, “se ne accorge, ma poi purtroppo si abitua a respirare dalla radio e dalla televisione un’aria sporca, che non fa bene”. “C’è bisogno – conclude Francesco – di far circolare aria pulita, che la gente possa respirare liberamente e che dia ossigeno alla mente e all’anima”.
Fonte: Vaticano