FANO – Edoardo Carboni, segretario Noi Giovani, propone di ampliare i corsi della sede fanese dell’Università di Urbino.
“E’ notizia di poche settimane fa – spiega Edoardo Carboni – quella di chiudere e destinare Pesaro studi e tutti i suoi corsi alle nuove sedi destinate ad Urbino. Processo già iniziato, che vedrà la conclusione nel 2017. Una scelta dell’amministrazione pesarese comunicata durante la riunione conclusiva all’ateneo pesarese, dove il sindaco Ricci oltre a spiegare le proprie ragioni, ha anche sottolineato come l’amministrazione fanese sia stata capace di mantenere un centro studi universitario seppur piccolo con costi molto contenuti”.
“Sembra allora l’occasione – continua Carboni – di costruire le basi in questi due anni per intercettare quei corsi e creare un ‘Fano Studi’. Oltre che un motore per la nostra economia cittadina, sarebbe un’ottima occasione per creare una rete tra aziende e università e dare una spinta ed un aiuto alle nostre realtà lavorative, affiancando gli studenti alle aziende. Sopratutto i corsi come Lingue orientali e Comunicazione pubblicitaria che sono altamente integrabili con le nostre aziende. Infine nell’ottica di sviluppare Fano come centro culturale, potenziare l’offerta formativa universitaria sarebbe un ottimo guadagno in termini di prestigio”.
“Inoltre – conclude Carboni, segretario di Noi Giovani – i ragazzi sarebbero molto contenti di spostarsi a Fano piuttosto che ad Urbino. Molti vengono da fuori e quindi andrebbero in affitto nelle case fanesi, dando nuova vita alla città in termini giovanili. La ricchezza portata alla città di Pesaro in questi anni da parte degli studenti che frequentavano i distaccamenti è una realtà tangibile e purtroppo trascurata dalle città che ospitano gli atenei. Un ateneo, se ben organizzato e gestito, è in grado di portare un enorme valore aggiunto sia in termini produttivi che in termini di consumi interni. Il risultato è una maggiore ricchezza per la città nel suo insieme che, nel caso di Pesaro, porterebbe ad un calo di decine di migliaia di euro in caso di chiusura di quei distaccamenti”.