ACQUALAGNA – Nell’ambito di un piano d’azione disposto dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Pesaro, i militari della Compagnia di Urbino hanno disarticolato una frode fiscale realizzata da tre aziende di Acqualagna (PU), operanti nel settore della commercializzazione del tartufo. Le società, al fine di elevare i costi e pagare, così, meno tasse, hanno annotato in contabilità fatture per operazioni inesistenti per un ammontare complessivo di oltre 4.500.000 euro nell’arco complessivo di tre annualità. Le attività investigative delle fiamme gialle di Urbino, svolte con indagini finanziarie e numerosi controlli incrociati, hanno consentito di accertare che le tre società di Acqualagna erano inserite in una più ampia “frode carosello”, in cui le società pesaresi avevano rapporti con soggetti economici “compiacenti” che si interponevano con aziende che, di fatto, risultavano “scatole vuote”. L’attività di indagine, svolta anche mediante l’esecuzione di indagini finanziarie e numerosi controlli incrociati, vede coinvolte 2 società aventi sede in Roma e 3 imprese della provincia di Pesaro-Urbino leader nel settore a livello locale nella lavorazione e commercializzazione sia all’ingrosso che al dettaglio di tartufo. Pertanto, l’Autorità Giudiziaria di Urbino ha emesso un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente del profitto dei reati perpetrati, determinato in oltre 800.000 euro. In esecuzione del provvedimento giudiziario, sono stati posti sotto sequestro circa 650.000 euro di disponibilità finanziarie (conti correnti, depositi, dossier titoli, buoni postali), 9 immobili (di cui 3 abitazioni di tipo civile, 5 magazzini per uso commerciale ed 1 garage) siti nei Comuni di Acqualagna, Apecchio e Fano, 1 veicolo commerciale ed il 70% di quote societarie: tali beni erano, tutti, nella disponibilità degli indagati in qualità di amministratori o rappresentanti legali delle società oggetto di indagine. L’attività della Guardia di Finanza tutela gli interessi dell’Erario e difende la sana imprenditoria, impedendo che comportamenti illeciti consentano ad alcune società di proporsi nel mercato con prezzi vantaggiosi, influenzando negativamente il corretto andamento degli scambi e della concorrenza.