FANO – Hanno preso il via, a partire dall’area del Teatro Romano, i rilievi con il laser da parte dei consulenti dell’Università Politecnica delle Marche, che consentiranno di aggiornare la mappa archeologica della città di Fano, nell’ambito del progetto “ArcheoFano – Vitruvio”, finanziato dalla Provincia di Pesaro e Urbino con 20mila euro.
In attesa di utilizzare a metà aprile il “georadar” (che consentirà di rilevare presenze archeologiche fino a 6 metri di profondità), il laser permetterà intanto di ottenere una ricostruzione virtuale di quello che era il Teatro romano, una sorta di fotografia tridimensionale da cui emergeranno importanti dati.
“Questo teatro – ha evidenziato l’assessore provinciale alla Cultura Davide Rossi – venne rinvenuto 15 anni fa e fu definito dall’allora Soprintendente ai Beni archeologici delle Marche Giuliano De Marinis la più importante scoperta degli ultimi venti anni. Nonostante ciò, l’area è stata lasciata dal Comune di Fano nella più totale incuria. Questo patrimonio, che è ancora di proprietà privata, va riportato in mano pubblica e ciò può essere fatto solo in due modi: attraverso un accordo con la proprietà (società La Filanda), che si era detta disponibile a traslare il suo diritto di edificare con un terreno in località Bellocchi, oppure attraverso l’esproprio. Non riusciamo a comprendere perché il Comune di Fano abbia fatto cadere la trattativa. Inoltre, quattro anni fa presentai al Comune un progetto che avrebbe consentito di intercettare fondi ministeriali attraverso la società Arcus. Anche in questo caso tutto è caduto nel vuoto. Vogliamo riportare l’attenzione sul teatro: l’edificio sopra di esso è fatiscente ma strutturalmente solido e potrebbe diventare il futuro Museo Archeologico”.
“Il Teatro romano di Fano – ha spiegato Paolo Clini – è uno dei più grandi delle Marche, se non il più grande. Con il laser acquisiremo perfetti facsimili tridimensionali, che ci consentiranno un salto nel tempo riportando questa ed altre emergenze archeologiche in un unico riferimento. Questi dati, insieme a quanto emergerà nella successiva indagine sul sottosuolo con il georadar, confluiranno infatti nel Gis (Geographic information system) per creare un modello di lavoro ed un data base qualificato. Sarà possibile capire se il teatro è stato costruito secondo le misure ed i parametri indicati da Vitruvio, indipendentemente dal ritrovamento o meno della Basilica da lui citata nel ‘De architectura’, così come si potrà correlare la struttura con il mosaico rinvenuto nel Teatro della Fortuna ed i resti archeologici presenti sotto l’Ufficio del Turismo e la Cassa di Risparmio. Naturalmente saranno poi la Soprintendenza e gli archeologi ad interpretare i dati”.
Lo spostamento dei teloni di copertura del teatro romano e la ripulitura dell’area sono stati possibili grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, il cui presidente Fabio Tombari ha preso parte all’avvio dei rilievi, insieme al vice presidente Alberto Berardi e al presidente del Centro Studi Vitruviani Odino Zacchilli.