Il 15 aprile 2024 ha segnato un anno esatto dall’inizio del conflitto in Sudan che vede contrapposte le Forze armate sudanesi (Fas) al gruppo paramilitare Frs (Forze di supporto rapido). In questi 15 mesi, il Paese è stato attraversato da violenza, distruzione e morte che ha provocato una crisi umanitaria senza precedenti, che è sfociata nella fuga di parte della popolazione civile dentro il paese o oltre frontiera, carestia di massa, ospedali e scuole chiuse, una moltitudine di nuovi conflitti locali e aiuti umanitari che non riescono ad arrivare a destinazione. In questo articolo vogliamo dare alcune informazioni sul conflitto in Sudan, in modo da analizzare la situazione e capire quali possono essere i risvolti presenti e futuri.
Guerra in Sudan: le tappe del conflitto
Per comprendere al meglio la drammatica situazione in Sudan, bisogna prima di tutto fare un salto nel passato. Dopo aver raggiunto l’indipendenza dalla Gran Bretagna e dall’Egitto nel 1956, il Sudan ha vissuto un costante conflitto interno. In questo scenario, ci sono tre eventi particolarmente importanti: il colpo di stato militare da parte di Omar al-Bashir (1989) con l’attuazione di una vera e propria dittatura nel Paese, la formazione del Sud Sudan (2011) e la creazione delle RSF, un’organizzazione paramilitare guidata da Mohamed Hamdam Dagalo (o Hemedti) e nata con il compito di reprimere una ribellione in Darfur. Questa organizzazione nel 2019 si unisce all’esercito sudanese, con a capo il generale Abdel Fattah al-Burhan, per rovesciare il presidente al-Bashir. L’iniziativa riesce e si crea un nuovo governo di condivisione del potere civile-militare con lo scopo di democratizzare il Paese.
Il tentativo fallisce nel 2021 e i militari prendono pieno potere. Prima di riuscire ad arrivare a un accordo per riportare il Sudan a un governo civile, il 15 aprile 2023 nella capitale Khartoum le RSF attaccano l’esercito. Lo scontro, inizialmente circoscritto e provocato per ottenere il potere, si è però propagato e non accenna a fermarsi.
Guerra in Sudan: la situazione attuale
A più di 15 mesi dall’inizio delle ostilità, il conflitto è ancora in corso, con gravissime conseguenze in tutto il Paese: migliaia le persone uccise, milioni gli sfollati, case distrutte o saccheggiate e bruciate, scuole e ospedali chiusi quasi del tutto, bombardamenti e attacchi missilistici diretti da entrambe le parti. A questo, si aggiungono le restrizioni di movimento, le violenze di genere, i blocchi agli aiuti umanitari e una diffusa carenza di cibo, acqua, scorte, medicinali e carburante che hanno portato i prezzi dei beni di prima necessità a prezzi inavvicinabili. Tutto questo va ad aggiungersi a una profonda crisi alimentare già esistente in Sudan e ai rischi di un imminente disastro climatico annunciato, con il Paese che rischia di essere colpito dalla più grave inondazione degli ultimi 60 anni, che provocherà un ulteriore peggioramento della carestia. Le acque del lago Vittoria (una delle sorgenti del Nilo), hanno infatti raggiunto un livello mai registrato da 100 anni a questa parte e il pericolo che il lago possa inondare vaste zone del Paese è quasi certo, lasciando così intere comunità isolate e prive di cibo, aiuti e assistenza per interi mesi e portando alla rapida diffusione delle malattie. Quella del Sudan rappresenta quindi una crisi umanitaria di enorme entità, la più grande che coinvolge bambini del nuovo Millennio, che non mostra però alcun accenno di una de-escalation. Nonostante gli inviti a cessare il fuoco infatti, al momento non si intravedono spiragli di tregua e le due fazioni coinvolte non mostrano alcuna volontà di trovare un compromesso, nonostante l’avviso del pericolo imminente.
Foto Facebook Medici Senza Frontiere