PESARO – Già accorpati in un unico soggetto “Aspin 2000 e “TRR”, dal prossimo anno i risparmi arriveranno dalla revisione di alcuni contratti di forniture, dalla riduzione di contributi associativi, dalla disdetta di alcune partecipazioni ad associazioni ed organismi ritenuti non più strategici (alcune Camere di commercio all’estero, ecc), dall’azzeramento dei contratti di consulenza e di collaborazione.
Drudi: “il taglio dei diritti annuali decisi dal Governo ci costringerà inoltre a ridurre gli interventi di internazionalizzazione, di promozione turistica, di infrastrutturazione del territorio, di sostegno al credito, con pesanti ripercussioni sull’economia pesarese, già in sofferenza.”
Due sole Camere di commercio nelle Marche e un’unica Azienda speciale per l’internazionalizzazione. Sono questi gli obiettivi strategici ai quali punta la Camera di commercio di Pesaro per il 2015.
“Entro il prossimo anno” afferma il presidente dell’ente camerale pesarese Alberto Drudi “ci proponiamo di avere due Camere regionali. In particolare Pesaro e Ancona dovrebbero costituire Marche Nord. Un obiettivo per il quale il nostro Consiglio camerale ha già dato mandato alla Presidenza e alla Direzione, ma per confrontarsi con Ancona dobbiamo aspettare il prossimo gennaio, quando la Camera di commercio del capoluogo dorico rinnoverà gli organismi. Per quanto riguarda le Aziende speciali, la Camera di commercio di Pesaro ha già accorpato in un soggetto unitario “Aspin 2000” e “TRR”, con un risparmio stimato tra i 70 e gli 80 mila euro. Tutto questo in attesa di arrivare all’unica Azienda speciale regionale.”
E’ stato questo il primo passo di una “spending review” della Camera di commercio pesarese. Nel quadro generale di un ulteriore contenimento dei costi, dalla fine dell’anno saranno dimesse le sedi staccate di Fano e Urbino, con un risparmio di 50 mila euro, mentre la presenza operativa nelle due città, sarà garantita nei locali che i Comuni metteranno a disposizione della Camera di commercio, in comodato gratuito. Risparmi sono attesi anche in seguito alla revisione di alcuni contratti di forniture, dalla riduzione di contributi associativi, dalla disdetta di alcune partecipazioni ad associazioni ed organismi ritenuti non più strategici (alcune Camere di commercio all’estero, Fano Ateneo, Pesaro Studi ecc), dall’azzeramento dei contratti di consulenza e di collaborazione, che peraltro incidevano per cifre insignificanti.
Tutto questo in previsione del taglio del diritto annuale pagato dalle imprese del 50 per cento tra il 2015 e il 2017, una decisione che la Camera di commercio di Pesaro ritiene incomprensibile perché comporterà un risparmio medio per le imprese di soli 4 euro al mese e non consentirà allo Stato di recuperare un solo euro. A fronte di tutto questo, gli effetti del taglio incideranno pesantemente sulle aziende sul sistema produttivo, sugli enti locali e sugli organismi sostenuti dall’ente camerale.
“In queste settimane” precisa Drudi “stiamo lavorando al Bilancio per il 2015 e ci stiamo trovando di fronte alla necessità di ridurre gli interventi promozionali del 50 per cento, anche in considerazione del fatto che siamo obbligati a mantenere tutti i servizi che le Camere svolgono per lo Stato come il registro imprese, l’arbitrato, i censimenti e le statistiche, la tenuta dei protesti e fallimenti e tanti altri compiti che, qualora il Governo volesse riprenderseli, dovrebbe farsi carico di oneri e funzionamento, ma probabilmente questo non è stato considerato adeguatamente.”
La conseguenza inevitabile di tutto questo, secondo la Camera di commercio di Pesaro, è che gli interventi di internazionalizzazione, di promozione turistica, di infrastrutturazione del territorio, di sostegno al credito subiranno una drastica riduzione, con pesanti ripercussioni su un’economia, quella pesarese, già in sofferenza.
“Se saremo costretti noi” conclude Drudi “ a fare tagli ed a ridurre gli interventi per il territorio, pur essendo nella condizione di garantire le spese di funzionamento anche per i prossimi anni ed essendo stati inseriti da Unioncamere Italia tra le Camere di commercio con i più bassi indici di rigidità di Bilancio, cioè il rapporto tra entrate e spese che è pari al 76,9 per cento come Roma che ha ben altre entrate, rispetto ad una media nazionale dell’85,8 per cento, dal prossimo anno oltre la metà delle Camere di commercio che hanno un indice di rigidità superiore o vicino a 100, si troveranno in una situazione che metterà in discussione la propria sopravvivenza, se verranno confermate le riduzioni decise dal Governo dei diritti annuali pagati dalle imprese.”
in allegato l’elenco delle Camere di Commercio secondo l’indice di rigidità di bilancio decrescente