MARCHE – Apertura del pozzo del Burano e servizio autobotti per le zone montane. Sono i due provvedimenti adottati oggi dal Comitato di emergenza idrica delle Marche per contrastare la crisi in atto e scongiurare la richiesta dello stato di emergenza. La situazione è particolarmente difficoltosa nella provincia di Pesaro e Urbino, dove gli invasi sono al 20 per cento della loro potenzialità e il fiume Metauro rasenta la secca. Grande sofferenza si registra poi nelle zone montane, a partire da Ussita, Visso e Pieve Torina, dove gli allevamenti segnalano difficoltà per gli abbeveraggi.
Il 2 agosto il Comitato tecnico regionale (composto dalla Protezione civile, dalle Prefetture e dagli enti locali) tornerà a insediarsi per valutare la situazione ed eventualmente richiedere lo stato di emergenza idrica, a fronte di una previsione meteo che non si prospetta ottimale per ripristinare gli invasi e la portata dei fiumi. Intanto s’è decisa l’immediata apertura del pozzo di Burano, per una portata di 200 litri al secondo, a soccorso degli acquedotti di Fano e Pesaro, dopo che la settimana scorsa era stato attivato anche il pozzo di Sant’Anna con 150 litri al secondo e ridotto, di 200 litri/secondo, il rilascio dell’acqua dagli invasi per soccorrere il fiume Metauro.
L’assessore regionale alla Protezione civile, che ha presieduto l’incontro, ha evidenziato come i provvedimenti mirino a contenere, per quanto possibile, la pressione sul territorio. Lo scenario è reso complicato dalla contestuale carenza idrica in montagna e dalle difficoltà segnalate dagli operatori agricoli su tutto il territorio regionale. La protezione civile metterà a disposizione autobotti per rifornire le aree interne, ma la situazione si sta progressivamente aggravando, facendo scivolare le Marche verso la richiesta dello stato di emergenza, senza un improbabile mutamento del quadro meteo già nei prossimi giorni.